Fotografo e saggista Schmid porta l’attenzione non alla fotografia d’autore ma a quel serbatoio infinito di foto familiari
Joachim Schmid
P420 viene fondata a Bologna nel 2010 e fin dall’inizio si occupa di artisti il cui lavoro possa essere collocato nei filoni dell’Arte Concettuale e Minimale, per lo più già attivi negli anni ’60 e ’70.
L’attenzione è rivolta quindi ad artisti che hanno sviluppato un solido linguaggio personale ma che sono ancora sottostimati e non del tutto conosciuti.
Negli ultimi tempi la galleria si dedica anche ad artisti di generazioni più vicine, mettendo a confronto linguaggi appartenenti a periodi diversi con l’intenzione di farne sempre emergere gli aspetti di attualità.
Dal 26 gennaio 2021 la galleria propone Photoworks., seconda mostra personale dell’artista tedesco Joachim Schmid (1955)
Già attivo sulla scena tedesca dal 1980 come critico di fotografia, saggista ed editore, nel 1982 fonda Fotokritik, una rivista completamente autoprodotta che diventa da subito veicolo per la divulgazione delle sue teorie.
La sua riflessione si rivolge non verso la fotografia cosiddetta d’autore, bensì verso tutto ciò che è “lasciato fuori” e che quindi non è e non aspira ad essere fotografia “d’arte”.
Egli guarda verso quella fotografia che si manifesta quando milioni di fotocamere producono miliardi di fotografie, e ne indaga, in maniera pionieristica, i tanti significati nascosti.
La mostra raccoglie una selezione di lavori – dal più recente Il mare (2019) a Zur Theorie der Fotografie (sulla teoria della fotografia) del 1986, da R.Flick Collection (2017) e The Artist’s Model (2016) alla serie Statics (1995-2003) per citarne alcuni. Attraverso questi lavori da quasi quarant’anni Schmid ironicamente cortocircuita i canoni riconosciuti della fotografia, ne allarga i confini, si interroga scetticamente sul ruolo dell’autore e sull’intenzione artistica rispetto al risultato ottenuto.