Un fotografo nel quale l’immagine dei corpi perde profondità per il costante intervento del flash che annulla la luce reale
JACOPO BENASSI: Past
La Galleria Minini presenta una mostra del fotografo Jacopo Benassi che si incrocia e segue l’altra importante esosizione del fotografo in corso fino al 28 febbraio presso il centro Pecci di Prato.
Jacopo Benassi (La Spezia, 1970) inizia a fotografare dalla fine degli anni Ottanta, ispirato dall’ambiente underground e dai gruppi punk della città natale.
Nella sua ricerca artistica Benassi ha sviluppato uno stile personalissimo, la cui caratteristica principale è l’assenza della profondità di campo prodotta dalla luce del flash.
Questo limite stilistico, che Benassi si autoimpone per arrivare ad una fotografia cruda e potente, diventa quasi una firma sulle sue opere.
Per lui, infatti, il flash non è un mezzo per aggiungere luce alla luce esistente, ma un modo di cancellare totalmente la luce reale.
La fotografia non è più quindi uno scatto perfetto ma un atto forzato, un evento creato dall’artista che arricchisce i contenuti delle immagini stesse riprodotte.
L’occhio di Benassi è rivolto ad una varietà di soggetti , egli indaga e penetra un’umanità varia che si muove dalla cultura underground e musicale internazionale.
In evidenza ritratti di modelle, attrici, artisti, stilisti pubblicati in alcune delle più importanti riviste italiane, fino all’indagine sul corpo.
E’ questo un filo rosso che lega la sua produzione che varia dalla documentazione autobiografica di incontri sessuali, allo sguardo iche scivola sinuoso sui corpi bianchi della statuaria antica.
Un posto speciale nell’opera di Benassi è occupato dall’autoritratto, che accompagna spesso il suo percorso performativo.
Il risultato delle performance, dello stesso Benassi o di altri, sono immagini fotografiche che sono al tempo stesso soggetto e oggetto di una ricerca che si lega costantemente alla musica.