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ToggleBidimensionale o tridimensionale? Percezioni diverse nell’opera di Jessica Stockholder
Galleria Raffaella Cortese ospita nella sede di ALBISOLA SUPERIORE la mostra JESSICA STOCKHOLDER. Walking to sea

Nella sua sede di Albisola, uno spazio caratterizzante e al contempo sordo, la Galleria Raffaella Cortese ospita la mostra Walking to sea dell’artista statunitense Jessica Stockholder (Seattle 1959), una delle artiste oggi più influenti negli Stati Uniti.
I lavori di Stockholder sono stati e sono tuttora definibili come veri e propri dipinti spazializzati o quadri ambulanti che combinano oggetti, zone di colore dipinto o intrinseco, tessuti, fili, svariati elementi ed eventuali dispositivi che creano insieme un itinerario cromatico audace.
Il colore trova molteplici sentieri e vie di espressione mettendo in discussione i confini tra opera d’arte e ambiente espositivo, nonché tra esperienza pittorica e l’esperienza fisica.
La creazione di significato e l’edificazione percettiva risultano fluttuanti e in divenire, l’esperienza si sposta dal campo visivo a quello corporeo prettamente spaziale e viceversa, inglobando il pavimento e l’aria, le pareti verticali e la tensione energica generata da un equilibrio accidentale che profuma di libertà.
Osservando dall’esterno l’opera in mostra appare bidimensionale e diffusa ma, una volta entrati, il colore sul pavimento si manifesta letteralmente piatto e in contrasto con la matericità intricata della stoffa e la densità della struttura reggente.
Il linoleum tuttavia aderisce al resto modellandosi a sua volta, l’opera si fa a poco a poco tridimensionale, il quadro diventa scultoreo e complesso, grafico e aurorale seppur occupante e articolato, alla ricerca di un’esperienza fisica e temporale che rifiuta la permanenza, rovesciando le abitudini e le convenzioni disciplinari.
L’opera si dipana anche fuori dello spazio espositivo se dialoga con il Lungomare degli Artisti sollecitando un confronto percettivo fatto di possibili comunanze grazie ad una passeggiata concettuale lungo il tappeto di mosaici che vuole superare i limiti dello spazio e del tempo.
L’obiettivo è quello di mettere sempre più in contatto lo spazio espositivo con il luogo che, non a caso, lo ospita, assecondando il carattere evolutivo insito nell’opera di Jessica.