I ritratti di Jenna Gribbon portano una visione peculiare su un universo femminile che intende scardinare i tradizionali schemi patriarcali ed eterosessuali.
JENNA GRIBBON: mirages
REGGIO EMILIA – Collezione Maramotti Via fratelli Cervi 66
Dal 23/10/2022 al 19/02/2023
Collezione Maramotti presenta Mirages, prima esposizione personale in una istituzione europea dell’artista statunitense Jenna Gribbon (1978), che ha concepito un nuovo corpus di dieci opere pittoriche specificamente per la Pattern Room della Collezione.
I dipinti figurativi di Gribbon traggono ispirazione da memorie personali, dalla storia dell’arte e dall’esperienza quotidiana, combinando fluidamente stili differenti all’interno di una stessa tela.
Rielaborando fotografie scattate con il suo smartphone per “catturare idee”, l’artista dà forma a ritratti e scenari dal taglio cinematografico, sospesi tra realtà, finzione e immaginazione.
Portatrici di un universo femminile in cui bellezza e piacere agiscono come dispositivi politici per scardinare i tradizionali schemi patriarcali ed eterosessuali, le sue opere pongono l’osservatore all’interno di complesse relazioni di sguardo, in cui si è coinvolti in quanto soggetti attivi.
Gribbon spesso raffigura persone a lei vicine: gli amici, il figlio, la compagna, i colleghi artisti.
I suoi dipinti catturano le complessità e le dinamiche all’interno di queste relazioni, affrontando le implicazioni insite nel vedere e nell’essere visti.
L’osservatore è portato a condividere il punto di vista dell’artista nelle scene rappresentate ed è incoraggiato a esplorare le relazioni interne all’opera, tra l’artista e il soggetto, così come i rapporti oltre la tela, tra partner, familiari o amici.
L’intimità e l’empatia di queste relazioni sono assorbite nel gesto e nel linguaggio pittorico utilizzati dall’artista per rappresentarle.
Nei dipinti di grandi dimensioni l’energia visuale delle immagini irradia dalla distanza e le forme divengono quasi astratte avvicinandosi alla superficie della tela.
Le opere più piccole, invece, richiedono una prossimità, un movimento intimo verso l’interno dell’opera per coglierne dettagli e sviluppi narrativi.
In occasione della mostra è stato pubblicato un libro con testi di Flavia Frigeri, storica dell’arte e curatrice, e della scrittrice Alexandra Kleeman.