Le carte con le quali Airoldi realizza le sue opere sono ricavate da manifesti circensi che, sminuzzati, sono trasformati in materia, assumendo nuove forme e nuova vita
Il Museo di Salò/Mu.Sa a Brescia presenta una mostra di Guido Airoldi. Anatomie Manifeste, a cura di Anna Lisa Ghirardi
Dal 21 ottobre 2023 il Museo di Salò/Mu.Sa presenta Anatomie manifeste, mostra personale di Guido Airoldi (Bergamo 1977), a cura di Anna Lisa Ghirardi, conservatrice e curatrice della Civica Raccolta del Disegno.
La mostra è ospitata nella sezione della Collezione anatomica di Giovan Battista Rini (1795 – 1856), un luogo raccolto, al secondo piano del museo, atto a custodire preziosi reperti anatomici.
Qui sono conservati corpi “pietrificati” dal dottor Rini, il quale inventò una particolare tecnica per conservare corpi umani, con l’intento di avere materiale per effettuare studi anatomici.
Airoldi non si avvicina a questi reperti con intento scientifico, e nemmeno indaga da storico l’identità di tali individui, probabilmente briganti e carbonari, per lui è piuttosto un ulteriore appuntamento con la riflessione sull’esistenza, di cui l’arte è una sorta di diario.
Nel concetto di anatomia, intesa come scienza che studia la forma e la struttura degli esseri viventi, si cela per l’artista l’intenzione di indagare e comprendere il funzionamento della vita stessa.
Si passa pertanto da uno studio fisiologico ad una ricerca escatologica.
Il tema dell’esistenza e della morte è presente in tutta la produzione di Airoldi e negli stessi materiali che egli usa per le sue opere.
Le carte con le quali Airoldi realizza le sue opere sono ricavate da manifesti circensi, spesso scoloriti, consunti e sgualciti, che parlano di spettacoli che sempre meno divertono la folla e di una realtà che si sta esaurendo.
Tra le numerose affiche che ha strappato nel corso degli anni non mancano quelle che riportano scritte, appunti vari o timbri di luoghi e giorni, che raccontano una storia sociale, ma invero il circo è per l’artista un pretesto per parlare d’altro.
La precarietà della carta è metafora dell’umana fragilità.
I manifesti, oggetto di sfregio e intemperie, evocano il senso di abbandono.
Nella mostra le carte recuperate, sezionate e ripulite, si trasformano in nuove epidermidi, confini con il resto del mondo.
I manifesti, sminuzzati, sono infatti trasformati in materia, assumendo nuove forme, nuove apparizioni. L’artista ridà vita a ciò che sembra svanire.
La morte, del resto, è trasformazione.