Anche un inedito nella mostra “in bianco e nero” di Gianni Berengo Gardin a Castelnuovo Magra
GIANNI BERENGO GARDIN Il colore distrae. Un mondo in bianco e nero
Castelnuovo Magra è un piccolo comune ligure in provincia di La Spezia che però può vantare una storia lunga che parte dalla fine del XII secolo.
Di questa lunga storia rimane l’antica torre, ciò che si è salvato del Castello dei Vescovi di Luni-Castelnuovo Magra.
La Torre, ora comunale, è stata recentemente completamente restaurata ed aperta al pubblico ed è oggi sede di importanti Mostre ed eventi.
Dal 25 giugno gli spazi espositivi della Torre offrono al pubblico una bella mostra di uno dei maestri riconosciuti della fotografia italiana, Gianni Berengo Gardin.
Nato in Liguria nel 1930 ma innamorato di Venezia, sua città d’elezione e luogo in cui si forma come fotografo, Gianni Berengo Gardin è uno dei padri della fotografia italiana, un fotografo speciale non solo per la sua capacità di fare belle immagini ma anche per il suo spessore umano e il profondo impegno sociale.
Sensibile ai temi più scottanti della società egli ha viaggiato cercando di cogliere le trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi.
Poi i reportage dai luoghi del lavoro realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e, soprattutto Olivetti, dove Berengo Gardin si crea una coscienza sociale che riesce a trasmettere nel suo lavoro.
E ancora gli ospedali psichiatrici, prima della riforma Basaglia, la vita e la cultura dei Rom, il terremoto de L’Aquila e molto ancora.
La mostra GIANNI BERENGO GARDIN. Il colore distrae. Un mondo in bianco e nero è stata pensata dalla curatrice Elisabetta Sacconi per le sale della Torre e presenta una serie di immagini, rigorosamente in bianco e nero, selezionate da reportage realizzati all’estero.
In un percorso cronologico vengono presentati gli scatti realizzati a Parigi nei primi anni Cinquanta, a New York alla fine degli anni Sessanta e poi Spagna, Gran Bretagna e India nel corso degli anni Settanta.
Era solito dire «Molti mi dicono che sono un artista, ma non ci tengo a passare per artista, sono un fotografo artigiano» e quindi per lui la fotografia non è arte ma documento e con questa sensibilità egli affronta il mondo che lo circonda e le immagini che coglie sono uno spaccato di vita e di costume di un’intera società.
Il suo lavoro è racconto e memoria di un passato che ha superato il tempo ed è giunto fino a noi.
Ma questo lavoro Gianni Berengo Gardin lo fa da vero artista, capace di cogliere ciò che l’occhio nella sua immediatezza non sa cogliere e di rappresentarlo con una profondità e delicatezza insieme che pochi riescono a dare.