Salcedo si concentra sui profughi e sui migranti che negli ultimi vent’anni sono annegati nelle acque del Mediterraneo e dell’Atlantico
DORIS SALCEDO: “PALIMPSEST”
RIEHEN/BASEL – Fondazione Bayeler Baselstrasse 101 – Riehen/Basel – CH-4125
Dal 09/10/2022 al 17/09/2023
A partire dall’autunno la Fondation Beyeler presenterà, nella galleria più grande del museo, la vasta installazione ambientale Palimpsest dell’artista colombiana di fama internazionale Doris Salcedo.
Nata a Bogotá nel 1958, Salcedo ricorre a oggetti, sculture e grandi interventi site-specific per visualizzare gli effetti della violenza e dell’emarginazione in Colombia, ma non solo.
In Palimpsest Salcedo si concentra sui profughi e sui migranti che negli ultimi vent’anni sono annegati nelle acque del Mediterraneo e dell’Atlantico durante pericolose traversate verso l’Europa in cerca di una vita migliore.
La mostra presenta un percorso di ricerca pluriennale che ha portato Salcedo a occuparsi ripetutamente di situazioni di conflitto in cui la violenza e le sue vittime sono onnipresenti.
L’artista focalizza lo sguardo sul reiterarsi di atti brutali, esprimendo indignazione, necessità memoria per evitare l’oblio.
Molte volte l’approccio di Salcedo si carica di una valenza inquietante, attraverso la quale l’artista si confronta in maniera impressionante con il tema dell’assenza, di persone sparite, in fuga, assassinate o dimenticate.
Le opere di Salcedo, allo stesso tempo poetiche e fragili, evocano il ricordo delle persone la cui morte minaccia di consegnarle al nulla e sono al contempo un omaggio al
dolore dei vivi.
Il titolo della mostra deriva dal greco antico Palimpsest, che si riferisce a pagine manoscritte più volte riutilizzate nel corso dell’antichità e del medioevo.
Le tracce delle frasi originali restavano in parte visibili sotto la nuova scrittura, che rendeva possibile in primo luogo la trasmissione dei testi antichi.
Palimpsest di Doris Salcedo è un’installazione a pavimento di 66 lastre di pietra posate su una superficie di circa 400 metri quadrati, porose color sabbia.
L’opera si compone di due cicli di nomi sovrapposti: i nomi dei defunti durante un movimento migratorio prima del 2010 sono messi in risalto da sabbia fine di colore contrastante intarsiata nelle lastre di pietra.
I nomi di coloro che sono morti tra il 2011 e il 2016 appaiono sovrapposti come gocce d’acqua che si uniscono a formare lettere prima di filtrare via di nuovo, in un ciclo continuo di iscrizioni e cancellazioni.