L’incontro dei due artisti propone come chiave di lettura il concetto di frammentazione
Dialogo inverso/Orientarsi tra le macerie ETTORE PINELLI – GIORGIO DISTEFANO
Cartavetra è una Galleria di arte contemporanea, fondata nel 2015 da Brunella Baldi.
Nasce dal desiderio di creare uno spazio che possa rompere con il modello della galleria destinata a pochi iniziati cercando di cancellare quella specie di strana, impenetrabile barriera, composta da un misto di diffidenza, cautela ed esitazione, che separa ancora una buona parte di pubblico dalla galleria.
Dal 18 febbraio la galleria presenta la mostra Dialogo inverso/Orientarsi tra le macerie di due artisti Giorgio Distefano, della squadra della galleria, ed Ettore Pinelli.
Giorgio Distefano è un artista siciliano, originario di Ragusa che si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze ove oggi vive e lavora.
La sua formazione artistica nasce nei laboratori di restauro e nei laboratori dove studia sia le tecniche tradizionali che quelle contemporanee.
La sua attività artistica non si ferma alla pittura ma è accompagnata dal lavoro di scenografo e costumista per il teatro, che gli consente di elaborare costumi-oggetto e maschere, che sono prolungamento del corpo dell’attore e generatori di dinamiche a tutto tondo nello spazio panoramico a disposizione. La sua ricerca artistica è un’indagine sugli stati della luce e sulle condizioni di illuminazione.
Anche Ettore Pinelli si diploma all’accademia di Belle Arti di Firenze dove si diploma in pittura nel 2007 e in Progettazione e Cura degli allestimenti nel 2010.
Nel 2009 fonda LAB (Young Artists Sharing Ideas | Firenze) e nel 2018 avvia STUDIO [2], un nuovo progetto in collaborazione, che coinvolge gli artisti e i propri studi nella Sicilia orientale.
L’incontro dei due artisti propone come chiave di lettura il concetto di frammentazione, caratterizzata da un’indagine sulla continuità dell’immagine, per mezzo della stessa.
Le opere presentate oscillano tra figurazione e astrazione, all’interno di una configurazione che disattende consapevolmente i paradigmi museologici e museografici per lasciare spazio a un dialogo mutevole e fluido, costringendo il fruitore a sperimentare una differente prospettiva, in vista di una totale inversione formale dell’allestimento.