Le nature morte, in particolare “marine “, sono presenti in tutta la produzione artistica di De Pisis
De Pisis. Il silenzio delle cose
Dal 28 ottobre 2021 la Sala dei Comuni del Castello Estense di Ferrara presenta la mostra Il silenzio delle cose che si propone come una mostra dossier che intende presentare al pubblico una nuova tavola di De Pisis Natura morta marina con peperoni, una melanzana e una conchiglia, ponendola in dialogo con una selezione di olii e litografie di De Pisis appartenenti ai musei civici ferraresi.
L’opera, eseguita nel 1946 durante un soggiorno di De Pisis a Venezia, è una delle sue più intense e liriche nature morte marine.
L’opera testimonia il personalissimo stile maturo, caratterizzato da tocchi rapidi di pennello, in una pittura ariosa, delicata, rarefatta.
Il cielo e il mare sono due strisce lontane, mentre sulla spiaggia deserta, in un’atmosfera sospesa e immobile, si vedono gli ortaggi e una solitaria conchiglia dalle tenere tonalità rosacee e dai riflessi madreperlati.
La mostra è accentrata sulle nature morte, composizioni, che costellano l’intera carriera del pittore.
Il tema nasce dalla dialettica fra l’infinitamente piccolo (una conchiglia, degli ortaggi abbandonati sulla sabbia, un beccaccino) e l’infinitamente grande (il mare sullo sfondo e il cielo appena segnato da qualche nuvola).
Opere in cui De Pisis concilia le sue riflessioni metafisiche – maturate a seguito dei contatti con De Chirico e Carrà – con quell’attaccamento alla realtà dei sentimenti e delle cose che aveva sviluppato leggendo, tra gli altri, Pascoli, Govoni, Palazzeschi e Comisso.
Esemplare di questo nesso è la Natura morta con il martin pescatore (1925), in cui è mirabilmente raffigurato il tema pascoliano del ricordo, mentre nelle atmosfere misteriose e sospese delle Cipolle di Socrate e delle nature morte marine, realizzate tra il 1927 e il 1932, il poeta-pittore riconsidera il personale rapporto con la metafisica di De Chirico, conosciuto a Ferrara nel 1915.
A completare il percorso sono sette litografie eseguite da De Pisis tra il 1945-46 a corredo di alcune sue poesie.
In questi fogli la mano dell’artista si destreggia con un tratteggio in grado di restituire magistralmente le masse, i volumi e le ombre.