Le opere di Brian Scott Campbell sono come contemplazioni pure, che oscillano fra mentale e fisico, reale e immaginario, mondo e io.
BRIAN SCOTT CAMPBELL When the trees touch the clouds
Dal 24 maggio la Galleria Richter Fine Art di Roma presenta When the trees touch the clouds, prima mostra in Italia del pittore americano Brian Scott Campbell.
Nato nel 1983 a Columbus, nello stato dell’Ohio, Brian Scott Campbell vive e lavora a Denton, in Texas, ed è professore assistente di disegno e pittura presso il College of Visual Arts and Design presso la University of North Texas.
Nei suoi lavori Campbell rappresenta paesaggi combinando insieme iconografie quotidiane, archetipi e allucinazioni.
Gli spazi che gli interessano sono allo stesso tempo portali verso luoghi fisici e tuttavia completamente artificiali.
In quanto tale, l’immaginario del suo lavoro riflette l’idea della memoria stessa, come una raccolta di esperienze reali e immaginarie.
I dipinti, principalmente in scala di grigi con frequenti tratti di colore tenue, raffigurano paesaggi astratti popolati da alberi, montagne, terreni agricoli ondulati e specchi d’acqua e suggeriscono scene e paesaggi con linee rudimentali e geometrie semplici.
Campbell usa gli elementi base della geometria semplice: soli rotondi, alberi rettilinei o montagne triangolari e barche a vela come elementi costitutivi facilmente comprensibili.
I suoi lavori potrebbero essere onirici e surreali, in parte un mix storico artistico.
Egli utilizza le icone della natura e le storie della pittura del paesaggio, combinando l’architettura e la figurazione, dove un albero potrebbe essere una colonna, una barca a vela, un naso.
Visti insieme i dipinti si dispiegano come scenografie riprese da una vista elevata di un mondo segreto.
Queste immagini suggeriscono una narrazione in evoluzione ma frammentaria, una storia senza un’ora distinta del giorno o della notte, un dominio immaginario manifestato dall’atto e dalla materialità della pittura.
Le immagini si dispiegano come capitoli tratti da un diario di viaggio, eppure restano emblematiche, folcloristiche e rivelatrici.