Archipenko and the Italian Avant Garde

La Estorick Collection of Modern Italian Art è stata aperta a Londra nel 1998.
La Collezione, ospitata in una storica residenza georgiana, è conosciuta a livello internazionale per il suo nucleo di opere futuriste, nonché per l’arte figurativa e la scultura dal 1890 agli anni ’50.
Il programma della collezione continua ad affrontare artisti e movimenti che possono offrire sempre nuovi strumenti per arricchire la conoscenza e la comprensione dell’arte e della cultura italiana.
Dal 4 maggio l’Estorick presenta la mostra Archipenko and the Italian Avant Garde.
Una esposizione ambiziosa che cerca di proporre una storia alternativa del Modernismo ripercorrendo il rapporto tra Alexander Archipenko e i maestri dell’avanguardia italiana.
Nato a Kiev, Archipenko (1887-1964) è stato uno degli scultori più influenti del ventesimo secolo.
Trascorse del tempo a Mosca prima di stabilirsi a Parigi nel 1909, dove sviluppò un’interpretazione decisamente moderna della scultura sotto l’influenza dell’immaginario cubista.
Tra il 1911 e il 1912 realizzò alcune opere davvero originali in cui le figure umane erano scomposte in sezioni che sembravano muoversi in cerchi e spirali su se stesse.
Queste opere catturano subito l’attenzione di futuristi come Umberto Boccioni, che nei suoi scritti sulla scultura farà più volte riferimento ad Archipenko.
Altrettanto influente è stata l’indagine dell’artista sullo spazio negativo in forma scultorea e la sua costruzione di “scultura-dipinti” che incorporavano elementi dipinti a colori vivaci in altorilievo.
Pioniere dell’approccio “biomorfico” adottato da molte figure appartenenti al movimento futurista di Marinetti, Archipenko suggerì ai giovani artisti italiani come mantenere accesa la fiamma dell’avanguardia di fronte all’incombente “Ritorno all’ordine”, che richiamava a valori artistici tradizionali.
Il lavoro di Archipenko ha anche informato l’iconografia della pittura metafisica, le sue figure simili a manichini hanno attirato l’attenzione di artisti come Giorgio de Chirico e Carlo Carrà.
La mostra, curata da Maria Elena Versari, è stata organizzata con la collaborazione della Fondazione Alexander Archipenko.