Il mito della Belle Époque si intreccia con il genio di Giovanni Boldini.
Boldini e il mito della Belle Époque
Considerato il più bel palazzo barocco di Asti, Palazzo Mazzetti è la sede della Pinacoteca civica e oltre alle collezioni permanenti propone regolarmente interessanti mostre temporanee.
Dal 26 novembre Palazzo Mazzetti ospita la mostra Boldini e il mito della Belle Époque, a cura di Tiziano Panconi.
Attraverso la raffinata tecnica di Boldini, la mostra racconta salotti, nobildonne e moda della Belle Époque con le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
La mostra presenta oltre ottanta opere, tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 circa), La principessa Eulalia di Spagna (1898), Busto di giovane sdraiata (1912 circa) e La camicetta di voile (1906 circa) che accompagnano il visitatore in una narrazione cronologica unita ad una serie di focus tematici dell’opera di Boldini.
L’insieme delle opere in mostra pone l’attenzione sulla capacità dell’artista di saper esaltare la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
“Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentono di suscitare mostrandosi nei loro momenti migliori” scrisse Cecil Beaton, tra i primi fotografi di moda del Novecento, notando con humour britannico come “anche il più insopportabile dei suoi ritratti riveli un immenso divertimento”.
Boldini fu in grado di conquistare donne facoltose e spesso bellissime facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porre loro le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia; occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.