In Toscana all’alba del XX secolo

La Società di Belle Arti presenta, dal 7 aprile al 3 giugno, nella sede di Viareggio, una preziosa selezione di circa quaranta dipinti toscani tra otto e novecento, provenienti da una nota raccolta costituitasi nel secondo dopoguerra. Con questa mostra, curata da Francesco Palminteri, la storia della pittura in Toscana all’alba del Novecento, si dipana attraverso alcune tappe fondamentali: dalla dirompente lezione fattoriana, magnificamente riassunta nella Strada bianca, al divisionismo di Nomellini e all’ardita sperimentazione di Ghiglia al tempo della rivista “Il Leonardo”, fino all’Avanguardia futurista di Rosai e al “richiamo all’ordine” di Soffici, per giungere, infine, all’espressionismo di Viani e alla moderna ed eclettica classicità di Ram.

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In Toscana all’alba del XX secolo

La Società di Belle Arti presenta, dal 7 aprile al 3 giugno, nella sede di Viareggio, una preziosa selezione di circa quaranta dipinti toscani tra otto e novecento, provenienti da una nota raccolta costituitasi nel secondo dopoguerra. Con questa mostra, curata da Francesco Palminteri, la storia della pittura in Toscana all’alba del Novecento, si dipana attraverso alcune tappe fondamentali: dalla dirompente lezione fattoriana, magnificamente riassunta nella Strada bianca, al divisionismo di Nomellini e all’ardita sperimentazione di Ghiglia al tempo della rivista “Il Leonardo”, fino all’Avanguardia futurista di Rosai e al “richiamo all’ordine” di Soffici, per giungere, infine, all’espressionismo di Viani e alla moderna ed eclettica classicità di Ram.

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Il mito del Garda attraverso lo sguardo dei Lotze

I Lotze: le loro immagini all’albumina hanno contribuito a diffondere nel Continente il mito del Grande Lago Blu, il Garda. Dal 30 marzo al 10 giugno 2012, il MAG Museo Alto Garda propone una ampia retrospettiva delle loro mitiche fotografie. 120 stampe vintage, di cui un buon numero inedite, tutte della dinastia italo-tedesca dei Lotze. Ad ospitare la grande esposizione è la Fortezza Asburgica che affonda le proprie fondamenta entro le acque del Lago, a Riva del Garda. La mostra è promossa dal MAG e curata da Alberto Prandi. I Lotze scesero a Verona da Monaco alla metà dell’Ottocento. Il capostipite Moritz Lotze, pittore di corte del Duca di Sassonia, con all’attivo un solido sodalizio con Franz Hanfstaengl, sperimentatore e celebre fotografo tedesco, introduce nella città scaligera la nuova suggestiva tecnica fotografica al collodio.

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Il mito del Garda attraverso lo sguardo dei Lotze

I Lotze: le loro immagini all’albumina hanno contribuito a diffondere nel Continente il mito del Grande Lago Blu, il Garda. Dal 30 marzo al 10 giugno 2012, il MAG Museo Alto Garda propone una ampia retrospettiva delle loro mitiche fotografie. 120 stampe vintage, di cui un buon numero inedite, tutte della dinastia italo-tedesca dei Lotze. …

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A Ca’ Foscari le Venezie di Congdon

«William Congdon è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d’esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli ha saputo cogliere l’effettiva essenza di molti secoli e fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro [.] Sono fatti di lava; sono lampeggianti; palpitano della vita e della passione di tutti i veneziani che da lungo tempo riposano nella loro ultima dimora.» Così scriveva Peggy Guggenheim nel 1953, esprimendo il suo entusiasmo di fronte alle Venezie di Congdon.

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A Ca’ Foscari le Venezie di Congdon

«William Congdon è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d’esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli ha saputo cogliere l’effettiva essenza di molti secoli e fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro [.] Sono fatti di lava; sono lampeggianti; palpitano della vita e della passione di tutti i veneziani che da lungo tempo riposano nella loro ultima dimora.» Così scriveva Peggy Guggenheim nel 1953, esprimendo il suo entusiasmo di fronte alle Venezie di Congdon.

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Il mondo femminile: grande mostra a Barletta

L’odore della luce è quello che si espande in un campo di fieno appena tagliato, in un giardino dove le lame del sole illuminano l’humus del sottobosco, nell’afrore dolce del gelsomino estivo. E’ la sensazione che promana da una certa pittura a cavallo del secolo, ancora legata ai canoni macchiaioli ma già proiettata verso il nuovo del dopoguerra. La luce che illumina l’olfatto è una splendida sinestesia, un caso di intersensorialità «indotta», che gioca sull’idea che dai prati, dai campi e dai giardini delle opere della mostra emanino luci odorose e profumi luminosi. Tanto più splendida la sinestesia per il fatto che quella luce odorosa illumina e avvolge figure femminili anch’esse profumate di luce e illuminate di odori. Una pittura, quella indagata in “L’odore della luce” (dal 4 maggio al 19 agosto a Palazzo Marra, sede della Pinacoteca De Nittis di Barletta), che ha due co-protagoniste: la donna e la natura, ad occupare una scena fatta di quotidiana straordinarietà, sullo sfondo di nuove certezze, in decenni destinati a cambiare il mondo e ad assistere al nuovo ruolo che in esso si vanno conquistando le donne. Anche in quell’universo apparente immutabile che è la società contadina, tanto al sud quanto al nord del nostro Paese.

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Il mondo femminile: grande mostra a Barletta

L’odore della luce è quello che si espande in un campo di fieno appena tagliato, in un giardino dove le lame del sole illuminano l’humus del sottobosco, nell’afrore dolce del gelsomino estivo. E’ la sensazione che promana da una certa pittura a cavallo del secolo, ancora legata ai canoni macchiaioli ma già proiettata verso il nuovo del dopoguerra. La luce che illumina l’olfatto è una splendida sinestesia, un caso di intersensorialità «indotta», che gioca sull’idea che dai prati, dai campi e dai giardini delle opere della mostra emanino luci odorose e profumi luminosi. Tanto più splendida la sinestesia per il fatto che quella luce odorosa illumina e avvolge figure femminili anch’esse profumate di luce e illuminate di odori. Una pittura, quella indagata in “L’odore della luce” (dal 4 maggio al 19 agosto a Palazzo Marra, sede della Pinacoteca De Nittis di Barletta), che ha due co-protagoniste: la donna e la natura, ad occupare una scena fatta di quotidiana straordinarietà, sullo sfondo di nuove certezze, in decenni destinati a cambiare il mondo e ad assistere al nuovo ruolo che in esso si vanno conquistando le donne. Anche in quell’universo apparente immutabile che è la società contadina, tanto al sud quanto al nord del nostro Paese.

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Arte slovena del Novecent a Trieste

Finalmente sarà esposta al pubblico la raccolta d’arte più rappresentativa della cultura artistica slovena in Italia, custodita fino ad ora nei caveaux di prestigiose istituzioni private. Accadrà a Trieste nel Salone degli Incanti ex Pescheria, dal 21 aprile al 17 giugno, nell’ampia rassegna “Orizzonti dischiusi. Arte del Novecento tra Italia e Slovenia”. Da parte slovena, ad anticipare la rassegna italiana sarà un’analoga mostra allestita al Cankarjev dom di Ljubljana. L’esposizione triestina, promossa da KB1909, dalla Banca Monte dei Paschi di Siena e dal Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura e curata da Josko Vetrih e Franco Vecchiet, affiancati nel Comitato scientifico da Maria Masau Dan e Donatella Capresi, festeggia un grande ritorno: quello delle opere d’arte patrimonio dell’ex Banca Slovena di Trieste, acquisita nel 1999 dalla Banca Antonveneta, a sua volta acquisita da Banca Monte dei Paschi di Siena. Quadri e sculture hanno seguito le sorti degli istituti di credito e così oggi il patrimonio d’arte collezionato a Trieste è finito nei caveaux senesi.

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Arte slovena del Novecent a Trieste

Finalmente sarà esposta al pubblico la raccolta d’arte più rappresentativa della cultura artistica slovena in Italia, custodita fino ad ora nei caveaux di prestigiose istituzioni private. Accadrà a Trieste nel Salone degli Incanti ex Pescheria, dal 21 aprile al 17 giugno, nell’ampia rassegna “Orizzonti dischiusi. Arte del Novecento tra Italia e Slovenia”. Da parte slovena, ad anticipare la rassegna italiana sarà un’analoga mostra allestita al Cankarjev dom di Ljubljana. L’esposizione triestina, promossa da KB1909, dalla Banca Monte dei Paschi di Siena e dal Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura e curata da Josko Vetrih e Franco Vecchiet, affiancati nel Comitato scientifico da Maria Masau Dan e Donatella Capresi, festeggia un grande ritorno: quello delle opere d’arte patrimonio dell’ex Banca Slovena di Trieste, acquisita nel 1999 dalla Banca Antonveneta, a sua volta acquisita da Banca Monte dei Paschi di Siena. Quadri e sculture hanno seguito le sorti degli istituti di credito e così oggi il patrimonio d’arte collezionato a Trieste è finito nei caveaux senesi.

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