I lavori di Simone Pellegrini evocano paesaggi arcaici, cosmogonie e cartografie che richiamano iconografie antiche, mistiche e pagane.
SIMONE PELLEGRINI Turning point
L’artista italiano Simone Pellegrini (Ancona 1972) vive e lavora a Bologna, dove insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti.
La carriera d’artista ha inizio nel 1996, durante gli anni di formazione all’Accademia di Belle Arti di Urbino presso la quale si diploma nel 2000.
Da quegli anni Pellegrini inizia infatti a dedicarsi a lavori in cui evoca paesaggi arcaici, cosmogonie e cartografie che richiamano iconografie antiche, mistiche e pagane, in un movimento temporale dalle possibili origini demiurgiche al Medioevo.
Il suo lavoro è uno scavo archeologico nella memoria collettiva e inconscia.
Talvolta è stato riferito alla psicologia e alla psicanalisi, dalle teorie sulla sessualità di Freud agli archetipi di Jung.
Il processo tecnico e produttivo sembra d’altronde rispettare leggi e rituali, dalla rigida e ricorrente grammatica triadica dei colori primari, alla scelta del monotipo (dal greco antico, unica impronta), una matrice creata dall’artista per realizzare singoli brani della composizione, usata un’unica volta e poi distrutta.
Si è fatto conoscere in America attraverso la galleria Cavin Morris di New York, che lo rappresenta negli Stati Uniti, galleria da sempre impegnata nella ricerca di artisti emergenti provenienti da tutto il mondo.
Il primo contatto con la Galleria fu nel 2020 in occasione della partecipazione di Pellegrini al SOFA Chicago Art Fair cui sono seguite le partecipazioni alla fiera OLAF di New York nel 2021 e alla mostra collettiva Phoenix: New Artists and New Works.
Oira la galleria presenta la sua prima mostra personale americana, Turning point, aperta il 2 aprile e che rimarrà fino al 7 maggio.