Gabriele Basilico: l’occhio che ha trasformato la visione urbana

Gabriele Basilico fotografo, e il suo sguardo su città e architettura, ha lasciato un’eredità cruciale nella fotografia contemporanea

Non aveva ancora raggiunto la soglie dei settant’anni Gabriele Basilico quando se n’è andato nel febbraio 2013, lasciandoci però in eredità uno straordinario archivio fotografico.

E’ bene ricordarlo perché Gabriele Basilico (1944 –2013) è stato uno dei maggiori fotografi italiani.

Ed è a pieno titolo considerato uno dei maestri della fotografia italiana ed europea contemporanea.

La fotografia è ormai entrata a pieno titolo nella storia dell’arte e, come ricordava Gabriele Basilico in una intervista,  E’ certo che io faccio fotografie in relazione al principio e all’esperienza estetica della “visione”. In questo senso io sono pienamente fotografo. Ma è anche vero che la fotografia, e non solo come linguaggio, è entrata da parecchio tempo, e a buon diritto, nel mondo dell’arte.”

Era nato a Milano il 12 agosto 1944 e dopo una laurea in architettura nel 1973, decise di dedicarsi alla fotografia utilizzando la sua formazione di architetto per posare un suo sguardo particolare sulla città.

Realtà che diventarono il soggetto principe del suo lavoro.

Guidato da un profondo interesse per le architetture e per tutti i manufatti che nel tempo hanno dato forma alle città, ha scelto il rigore dello stile documentario per raccontarne il costante processo di stratificazione che le modella. Un lavoro di indagine del rapporto tra l’uomo e lo spazio costruito durato quasi quarant’anni.

Gabriele Basilico fotografo.

Per tutta la vita ha creato una ininterrotta narrazione dei luoghi.

Attività svolta indagando in numerose città europee e nel mondo, ponendole spesso in relazione tra loro per restituire la straordinaria articolazione degli scenari urbani nei quali vive l’uomo contemporaneo.

Sono oltre quaranta le città su cui Gabriele Basilico ha posato il suo sguardo. Tra queste: Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool. Ma ci sono anche: Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Gerusalemme, Beirut, Amman, Monte Carlo, Hong Kong e altre ancora.

Ma partiva sempre da Milano perché per Basilico “Milano negli anni è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire. Un porto, cioè un luogo fermo, stabile, dove accumulare reperti e impressioni di luoghi lontani” (da “Interrupted City”, Actar, Barcelona 1999, Pag.2-3).

L’attenzione di Gabriele Basilico fotografo per il paesaggio urbano, si è sviluppata attraverso un metodo di indagine fotografica tutto personale.

Un percorso caratterizzato da un continuo guardare e riguardare, tornare e ritornare sui luoghi per cogliere il mondo in trasformazione, il variare del paesaggio antropizzato che segna molto della fotografia contemporanea.

Per Basilico infatti “Fotografare una città significa fare scelte tipologiche, storiche, oppure affettive, ma più spesso vuol dire cercare luoghi e creare storie, relazioni, anche con luoghi lontani archiviati nella memoria, o addirittura luoghi immaginari” (da “Abitare la Metropoli”, Contrasto, Roma 2013, Pag.51).

Di certo, con il suo straordinario lavoro ha lasciato una preziosa eredità nella fotografia contemporanea italiana e mondiale, con il suo attento sguardo su città e architettura.

L’importanza di Basilico nella storia della fotografia è dimostrata anche dal fatto che dopo la sua morte sono stati pubblicati decine di libri dedicati a lui e alla sua arte in Italia e all’estero. Non si contano poi le esposizioni realizzate nel mondo con il supporto dell’Archivio Gabriele Basilico (Via Pergolesi 19 – https://www.archiviogabrielebasilico.it –  info@archiviogabrielebasilico.it).