Negli ultimi anni Domenico Grenci ha aggiunto alla sua ricerca sul volto umano nuovi elementi naturali come fiori, piante o altri oggetti che assumono la funzione di rappresentazione dell’elemento transizionale, proprio della condizione umana.
NON ANCORA BUIO | DOMENICO GRENCI
Nuova Galleria Morone presenta Non ancora buio (Come labili nebbie vespertine quando caduto è il sole), la seconda mostra personale di Domenico Grenci in galleria.
Nato ad Ardore RC nel 1981, Domenico Grenci vive e lavora a Bologna, dove ha completato la sua formazione presso l’Accademia Clementina di Belle Arti.
La sua pittura ci proietta verso l’urgenza di un dialogo intimistico, che sonda il senso di incompiutezza della condizione esistenziale in relazione all’origine di tutte le cose: la natura in rapporto all’umano.
Negli ultimi anni, a fianco alla sua più consolidata ricerca sul volto, affiorano presenze altre, elementi naturali quali fiori e piante ma anche oggetti e visioni che innescano un dialogo profondo restituendoci un pluralismo residuale, ombre o esistenze che scrutano quella solitudine che ogni giorno emerge da una rete di immagini del mondo immateriali e mutevoli.
Il volto e il fiore assumono la funzione di una sorta di elemento “transizionale”, attraverso il silenzio di chi vuol comprendere se siamo ombre o esistenze con un passato, con una provenienza ancestrale, e quindi pronti per poter, se non vivere, almeno immaginare un tempo a venire.
La mostra, a cura di Alberto Mattia Martini, propone il nuovo ciclo delle opere di Domenico Grenci, evidenziando la ricerca artistica ispirata alla riflessione sul definito e quindi l’indefinito, che avvolge ogni cosa Come labili nebbie vespertine quando caduto è il sole.
Atmosfera che si propaga sulle tele di Domenico Grenci, diffondendo una sensazione di steresi, di passaggio ad altro stato come avviene, in quel momento della giornata segnata dal passaggio tra il sole e la sera, tra la luce e il buio.
La transizione in un altro stato, in un altro luogo che incede verso il senza limiti, quello che apparentemente non esiste; come un fiore reciso, che inevitabilmente svanirà o come un volto malinconico o uno sguardo assorto, che ci accompagnano attraverso il mistero.