A Venezia una mostra di Caterina Morigi
Galleria AARDUORK di Venezia ospita la mostra MICRO-WATERS. di CATERINA MORIGI, aperta al pubblico fino al 1 giugno
Galleria Studio G7 è lieta di segnalare la mostra Micro-Waters di Caterina Morigi, in programma dal 20 aprile al 1 giugno 2024 presso lo spazio indipendente AARDUORK (Castello 4931, Venezia) e a cura di Mario Ciaramitaro e Alberto Restucci.
COMUNICATO STAMPA
Micro-Waters consiste in un’indagine scientifico-immaginativa di un mondo inesplorato, conosciuto ma interamente da indagare attraverso una microscopia dello sguardo.
Guardare all’interno della materia, nei pertugi osteoporici dei coralli, è qualcosa che non attiva soltanto la vista, è un’indagine tattile e sensibile della configurazione di un mondo sommerso. Quando ci si immerge nell’ambiente marino la relazione con tutti i materiali e gli elementi che lo compongono diventa improvvisamente osmotica.
Il mondo subacqueo è liminale, stratificato di vite e materia: amplifica i nostri confini tattili e visivi. Caterina Morigi, che lo esplora sempre in apnea, cerca nei fondali le tracce dell’alleanza tra la materia viva e le rocce.
Affascinata da come le superfici rugose diventino zone accoglienti per coralli e molluschi, combina le immagini che realizza con immagini scientifiche di numerosi elementi analizzati da laboratori di ricerca.
Nel suo lavoro appaiono rime eidetiche tra i minerali e le conchiglie, entrambe composte di carbonato e fosfato di calcio. Si tratta di una alleanza invisibile, materica e immaginativa, evocata dalle opere esposte, impossibile da conoscere altrimenti.
Se con le nostre dita possiamo sentire e assaggiare la superficie di ogni oggetto, tuttavia questa alleanza microscopica ci sfugge. Cosa si nasconde nelle profondità della materia? Come possiamo arrivare anche solo a immaginare una zona di contatto?
Nella sua ricerca Caterina Morigi porta l’attenzione alla materia, brulicante di vita, territorio fisico e metaforico di unione e scambio. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, senza tempo, portando alla luce elementi apparentemente distanti e non percepibili con i nostri sensi allo stato normale. L’opera diventa un dispositivo mutevole e cangiante che serve per attuare ribaltamenti tra soggetto e cornice, centro e margine, e dare avvio a una moltitudine di immagini fluide differenti e soggettive.