La Posta Prioritaria secondo Google

Nuova funzionalità per la webmail, che ora è in grado anche di discernere l’importanza delle missive in base alle connessioni sociali dell’utente. Obiettivo dichiarato: aumentare la produttività

Roma – La posta elettronica via web è anche “prioritaria”. Per lo meno su Gmail, a cui Google ha aggiunto una funzionalità nota come “Priority Inbox” che ha appunto lo scopo di individuare – in maniera del tutto automatizzata – il reale livello di urgenza di una e-missiva nel mare di comunicazioni quotidiane dove tutto si perde tra spam, “lolcats” e catene di posta assortite. Accettando di attivare Priority Inbox sulla propria webmail, l’utente avrà accesso alla nuova scheda “Posta Prioritaria” (così come viene indicata nella versione italiana) accanto alla tradizionale Posta in arrivo.


A questo punto i server di BigG analizzeranno le comunicazioni in entrata e stabiliranno la loro importanza – e quindi la necessità di spostare i messaggi nella casella delle missive “prioritarie” – in base alla frequenza della corrispondenza con l’indirizzo email del mittente, le sessioni di chat, le email più lette e altro ancora. Priority Inbox è il risultato di un lavoro di sperimentazione e tweaking durato più di un anno, una funzionalità che nel maggio del 2009 veniva chiamata Magic Inbox all’interno del codice di Gmail e che solo ora è pronta a “rivoluzionare il modo in cui le persone usano la posta elettronica”, stando a quanto sostiene Matt Glotzbach di Google. “Gli utenti inviano oltre 294 miliardi di email ogni giorno – dice Glotzbach – e in media gli utenti business passano 13 ore la settimana nella gestione della posta in arrivo. La Posta Prioritaria estirpa le email cattive, promuovendo l’aumento dell’efficienza e della produttività”. Il manager Google parla di produttività e non a caso, visto che i numeri e le statistiche di aumentata efficienza citate dalla corporation sono rivolti espressamente a promuovere Priority Inbox come uno strumento ideale per le aziende, in associazione al resto delle appliance remote facenti parte della suite di produttività Google Apps.

Alfonso Maruccia (punto-informatico.it)

 

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