In mostra a Roma la maschera soggetto di nature morte futuriste o metafisiche ma anche maschera indossata dall’attore che dà vita e voce ai personaggi della tradizionale commedia dell’arte italiana.
LA COMMEDIA DELL’ARTE. MASCHERE E CARNEVALE NELL’ARTE ITALIANA DEL NOVECENTO
La Galleria del Laocoonte di Roma dedica una mostra di dipinti, disegni e sculture del ‘900 al tema della maschera.
LA COMMEDIA DELL’ARTE. MASCHERE E CARNEVALE NELL’ARTE ITALIANA DEL NOVECENTO presenta, sia l’enigmatico oggetto maschera, inanimato soggetto di nature morte futuriste o metafisiche, sia la maschera indossata dall’attore che dà vita e voce ai personaggi della tradizionale commedia dell’arte italiana, tante volte celebrata dall’arte moderna, non solo in Italia.
Un occhio particolare è rivolto a Venezia, avendo in mente le memorie figurative dei Tiepolo, la città che, con i suoi antichi carnevali dove nei teatri indossavano maschere tanto gli attori in scena che il pubblico in sala, riconosciuta capitale ideale delle maschere.
Un grande dipinto di Ugo Rossi (1906-1990), lungo quasi 4 metri, rappresenta appunto piazza San Marco a Venezia piena zeppa di gente in costumi carnevaleschi, colorati e di ogni foggia, un’opera “postbellica” che vuole rappresentare l’Italia come un paese in continua festa proprio per dimenticare gli orrori e le distruzioni del conflitto appena trascorso.
Artisti di diverse provenienze dedicarono opere al valore non solo carnevalesco ma anche teatrale della maschera.
Ci sono in mostra Venezia, il Settecento, Casanova.
Il famoso seduttore veneziano divenne di gran moda durante gli “années folles”.
Qui viene raffigurato mascherato, con una marionetta in ciascuna mano.
È infatti l’elegante disegno preparatorio per la copertina dell’opera teatrale Il matrimonio di Casanova (1910), dove l’eroe del titolo diventa il burattinaio che manipola tutti i personaggi della trama.
Fu disegnato da Oscar Ghiglia (1876-1945), il pittore preferito di Ugo Ojetti, il più importante critico d’arte italiano del suo tempo, autore anche della commedia assieme a Renato Simoni, critico e autore teatrale, che tradusse la prosa di Ojetti in vernacolo goldoniano.
Sempre Venezia e le sue dame mascherate sono il soggetto di due incantevoli e singolari pitture sottovetro di Vittorio Petrella da Bologna (1886-1951), decorative e ipnotizzanti come le antiche carte marmorizzate delle legature di antichi libri.
Vi sono maschere metafisiche al centro delle enigmatiche nature morte nei dipinti di Marisa Mori (1900-1985), allieva di Casorati, ve ne sono altre in una delle prime opere di Aligi Sassu (1929), promettente futurista da giovanissimo, ancora lontano dagli stancanti cavallucci rossi che lo hanno reso famoso.