L’artista italiano Giovanni Ozzola, vincitore del Premio Cairo 2011, è accolto in Cina, con mostre a Shanghai e Pechino
GIOVANNI OZZOLA I didn’t see you
166 Art Space di Shanghai è uno spazio espositivo di 100 metri quadrati non commerciale, senza fini di lucro, progettato inizialmente per mettere in evidenza aspetti di una collezione di arte contemporanea cinese iniziata circa 20 anni fa.
Nell’ edificio del 1936 che ospita la collezione c’è pure spazio per ospitare mostre temporanee.
Qui, dal 29 novembre 2021, Galleria Continua presenta la mostra GIOVANNI OZZOLA. I didn’t see you.
Giovanni Ozzola (Firenze 1982) si è fatto conoscere nel 2011 vincendo la XII edizione del premio Cairo – rivista ARTE sviluppando la sua ricerca sulla profondità della coscienza e la vastità dell’infinito sondate attraverso l’azione della luce.
Le dicotomie nell’arte di Giovanni Ozzola sono ingannevolmente semplici: luce e oscurità, natura e uomo, temporale e infinito.
È la tensione tra queste dicotomie e il fatto che la struttura e la scala del suo lavoro negano allo spettatore una prospettiva neutra che genera una sensazione di stupore vertiginoso.
Giovanni cerca di trasformare il suo pubblico da osservatori a partecipanti.
Nel suo video rivoluzionario “Garage” ci spostiamo dall’oscurità alla luce mentre la porta di un garage in acciaio si apre lentamente per rivelare uno splendente paesaggio marino.
Ma diventa presto evidente che non esiste un confine definito tra l’interno spoglio del garage e l’oceano invadente, lasciando allo spettatore uno strano senso di sollievo mentre la porta si chiude e vengono riportati nella loro scatola annerita
In I Did n’t See You l’artista pone il pavimento della galleria come un oceano su cui poggia un’elica incisa da un’antica nave – l’ultima vestigia di una nave che potrebbe aiutarci a tornare a riva.
Sulle pareti ci sono una serie di scapi stellari, uno di un blu scintillante ma gli altri minacciosamente scuri e intitolati in modo minaccioso “Fear of You“.
Da questi vertiginosi scorci nel vuoto l’artista fornisce un’unica oasi che riposa vicino al centro della seconda sala della mostra.
È il muro sfregiato dai graffiti di uno dei suoi bunker dell’isola, gonfiato in scala e stampato su vetro.
Quest’opera – imponente, colorata, elegante e delicata – è un ultimo ricordo del tocco disordinato, caotico e splendente del genere umano.
La mostra è organizzata in collaborazione con galleria Continua di san Gimignano, oggi una delle gallerie italiane più rinomate a livello internazionale, Che ha curato una mostra di Ozzola nella sua sede di Pechino.