Attraverso gli occhi e le mani di artisti africani, la mostra Diaspora at Home indaga sul tema della mobilità interna e internazionale degli africani.
Diaspora at Home
Kadist è un’organizzazione no-profit con sedi a Parigi e San Francisco, che incoraggia attivamente l’impegno degli artisti con mostre, eventi pubblici, residenze e iniziative educative.
Il suo programma riflette l’interesse a sviluppare collaborazioni con artisti, curatori e istituzioni d’arte in tutto il mondo.
In forza di una collaborazione con il Centre for Contemporary Art,(CCA) Lagos, Nigeria, la sede di Parigi di Kadist propone dal 15 ottobre Diaspora at Home, una mostra collettiva che introduce diverse riflessioni sul tema della mobilità nel continente africano.
Presentata nell’inverno 2019-20 a Lagos, la mostra arriva a Parigi con opere prodotte in Nigeria e nuovi adattamenti.
In un contesto in cui l'”esodo Sud-Nord” domina il discorso mediatico e mentre il Mediterraneo diventa la rotta migratoria più mortale del mondo, i dati mostrano che la maggior parte degli africani si sposta all’interno del proprio paese come parte di un esodo rurale, o verso altri paesi della stessa regione, creando così diaspore nel loro paese e all’estero.
Se il termine “diaspora” è oggi utilizzato per designare tutti i gruppi di immigrati e i loro discendenti che mantengono un legame con il loro luogo di origine, è raramente applicato alle popolazioni africane del Paese interno al continente.
Ciò è tanto più sorprendente quando si giustappongono due temi persistenti in molte discussioni sul continente: una storia e una pratica dell’immigrazione precedenti alla colonizzazione e il forte attaccamento delle persone al luogo.
La pandemia di Covid-19 ha sollevato diversi interrogativi sulla mobilità e sulle restrizioni internazionali e nazionali.
Ha anche accentuato la xenofobia in tutto il mondo.
Con una delle popolazioni in più rapida crescita al mondo, conflitti interni causati dal controllo delle risorse e l’aumento del desiderio di viaggi internazionali, la crisi sanitaria ha innescato in Africa una crescente mobilità attraverso i confini internazionali.
Attraverso l’azione degli artisti la mostra propone alcune riflessioni:
- su come viaggiavano gli africani all’interno del continente africano prima della pandemia;
- sul contribuito allo sviluppo economico globale degli africani, al di là della tratta transatlantica degli schiavi.
Gli artisti in mostra sono: El Anatsui, Ntshepe Tsekere Bopape, Nidhal Chamekh, Bady Dalloul, Rahima Gambo, Goddy Leye, Abraham Oghobase, Wura-Natasha Ogunji, Chloé Quenum e una sala di lettura di Amandine Nana.