L’opera tarda di De Pisis si confronta con l’espressione contemporanea di sette artisti internazionali.
Di semplicità e di brivido
La galleria d’arte P420 di Bologna ospita, dal 9 aprile 2022, una mostra speciale dal titolo Di semplicità e di brivido.
L’esposizione propone un dialogo, tra circa venticinque opere di uno dei pittori più importanti del Novecento italiano, Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956), e i lavori di sette pittori internazionali, Richard Aldrich (Hampton, 1975), Michael Berryhill (El Paso, 1972), Luca Bertolo (Milano, 1968), Paul Housley (Stalybridge, 1964), Merlin James (Cardiff, 1960), Mairead O’hEocha (Dublino, 1962), Maaike Schoorel (Santpoort, 1973).
Questi artisti sono stati invitati a fare da contrappunto ai dipinti di de Pisis e a stabilire un confronto in grado di evidenziare alcuni aspetti di profonda attualità nel suo lavoro meno illuminato e conosciuto, quello appartenente al periodo che va dagli anni Quaranta alla sua scomparsa nel 1956.
I lavori di de Pisis vengono presentati lungo due fili conduttori.
Da una parte i disegni e i lavori su carta che per la maggior parte hanno per soggetto la figura, corpi di giovani desiderati e amati dall’artista, registrati con immediatezza e con contorni flebili.
Dall’altra una serie di dipinti, tutti realizzati nella fase finale del suo percorso, dal rientro in Italia da Parigi al ricovero a Villa Fiorita.
In tutte queste opere tarde De Pisis predilige le tecniche miste (oli, inchiostri, pastelli e matite), l’accentuazione del carattere espressionistico e al contempo sincopato della pittura, in cui fa emergere macchie, segni e tratti più liquidi, assertivi e, insieme, frammentari.
Prevale in de Pisis la tendenza a riformulare il suo linguaggio anche per via di vuoti, lacune e sottrazioni, un atteggiamento di immediatezza di fronte ai soggetti, una più accentuata disarticolazione tra i piani dell’immagine e le proporzioni.
È il periodo in cui maggiormente emerge quel “sanguinante senso umano verso tutti i crolli della vita e verso tutte le fragili bellezze e tenere speranze” di cui nel 1947 parla Giovanni Comisso, amico fraterno di de Pisis.