Una mostra dell’artista greco Andreas Angelidakis che affronta il concetto di rovina, in una visione tutta particolare, che invita il pubblico ad ulteriormente smembrare e riutilizzare le rovine che costituiscono l’istallazione centrale.
ANDREAS ANGELIDAKIS Post-Ruin – Bentivoglio
Palazzo Bentivoglio ha inaugurato il 28 aprile la mostra dell’artista greco nato ad Atene nel 1968 Andreas Angelidakis.
Andreas Angelidakis ha studiato presso la prestigiosa scuola di architettura SCI-Arc di Los Angeles, e la Columbia MSAAD ed è stato definito un architetto che non costruisce, ma potrebbe essere più̀ corretto vederlo come un critico e un intellettuale che utilizza l’arte per riflettere sullo spazio che ci circonda e sul modo in cui le nuove tecnologie influenzano l’architettura e il modo di vivere di ciascuno di noi.
La mostra, proposta alla città con aperture straordinarie nella settimana dal 7 al 15 maggio in occasione di Art City Bologna 2022, rimanda al passato e alla storia dell’edificio che la ospita che fu distrutto da una sommossa popolare.
Post-Ruin – Bentivoglio, l’istallazione che dà il titolo ed è al centro della mostra, fa parte di una serie in cui il concetto di rovina viene sovvertito rendendo l’opera utilizzabile a piacimento dal pubblico.
Si compone infatti di elementi modulari attraverso i quali è possibile modificare gli spazi, assemblandoli per ricreare un’ipotetica rovina antica o dividendoli e sparpagliandoli così da ottenere sedute e punti di appoggio.
I blocchi, gli archi e i frammenti della rovina sono realizzati con materiali soffici e leggeri.
La superficie dei pezzi è stampata con la fotografia di un pattern marmoreo.
Si tratta di un’opera che mette in discussione la monumentalità e la distanza di rispetto che siamo soliti riconoscere alle antichità.
Nei tre ambienti espositivi sono inoltre presentati dei video sia ambientali, sia proiettati su schermi, in cui la visione dell’architettura e dello spazio abitato nel loro progresso storico ben esemplifica il lavoro di Angelidakis.
Assieme a questi viene esposta una serie di piccole sculture realizzate tramite stampanti 3D e in grado di rendere reali le visioni architettoniche progettate al computer dall’artista.
Nella prima sala, invece, il pubblico è accolto da due grandi wallpaper realizzati per l’occasione, altro elemento classico della sua produzione artistica.