Wilhelm Sasnal, uno dei più interessanti artisti contemporanei polacchi, propone un’indagine del paesaggio in cui racconta il silenzio dell’olocausto e la vita quotidiana.
Wilhelm Sasnal: Such a Landscape
L’idea di creare il Museo della Storia degli ebrei polacchi è nata presso l’Associazione dell’Istituto Storico Ebraico [JHI] e ha gradualmente raccolto un ampio consenso sia in Polonia che all’estero.
Nel 2005 il Museo è stato formalmente istituito come partenariato pubblico-privato dell’Associazione di JHI, della Città di Varsavia e del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale.
Polin Muzeum non è solo un museo storico che presenta mille anni di storia degli ebrei in Polonia, ma anche un centro culturale che propone occasioni di riflessione attraverso mostre temporanee.
Dal 17 giugno il Museo ospita infatti la mostra di Wilhelm Sasnal Such a Landscape,
Wilhelm Sasnal è considerato oggi dalla critica internazionale uno degli artisti polacchi più interessanti e suoi lavori sono presenti in prestigiose collezioni a livello internazionale.
Tuttavia le sue opere sono raramente esposte in Polonia e la mostra al Museo POLIN è la prima presentazione individuale dell’artista in una istituzione pubblica prestigiosa polacca, e comprende le opere realizzate nel corso degli ultimi due decenni.
Il lavoro di Wilhelm Sasnal è stato ispirato da informazioni visive derivate da varie fonti e contesti, inclusi i mass media: televisione, Internet e stampa.
Sasnal trae ispirazione anche da opere di altri artisti che considera importanti e, ovviamente, dalla fotografia.
La sua arte si occupa della vita quotidiana e dei processi sociali; racconta la storia della crescita in un momento di trasformazione politica dal socialismo realmente esistente a un nuovo mondo coraggioso del capitalismo, della politica della commemorazione e dei conti con il passato.
Da oltre un decennio Sasnal realizza anche film, sia cortometraggi che lungometraggi, di cui è coautrice la moglie Anka Sasnal.
Sasnal persegue la strada delle opere che negoziano la rappresentazione dell’Olocausto così come registrato nel materiale e nelle immagini memorizzate, nonché nei ricordi dei testimoni.
Nelle sue opere l’artista indaga il rapporto tra l’occhio e la memoria, il sentire e l’oblio, la ricerca di un linguaggio e la perdita della capacità di parlare: queste esperienze opposte ma spesso coincidenti ci rimandano a un territorio abbandonato, quello che è stato rimosso: il regno della vergogna e curiosità.