Una mostra dedicata a Vincenzo Agnetti costruita attorno alla riscoperta di un’opera a lungo scomparsa
Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause
La mostra Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause rientra tra i main project dell’Art City ed è parte del percorso della Banca di Bologna per la diffusione e condivisione di iniziative legate al mondo dell’arte e della cultura.
È stata inaugurata il 7 maggio, in concomitanza con l’avvio della nona edizione di ART CITY Bologna, programma istituzionale di mostre e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna.
Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981), è stato uno degli artisti più importanti dell’arte italiana del secondo Novecento e un instancabile sperimentatore dell’arte concettuale.
La mostra è costruita intorno alla riscoperta di un’opera a lungo scomparsa e presentata al pubblico per la prima volta in assoluto in questa occasione, mettendo in dialogo sorprendente arte concettuale e musica di ricerca.
L’indispensabile collaborazione dell’Archivio Vincenzo Agnetti ha permesso di ottenere la collaborazione con l’azienda Recipient.cc di Milano per riproporre NEG.
Concepito e brevettato da Agnetti e poi costruito in collaborazione con la nota azienda di elettronica Brionvega nel 1970, il NEG è stato utilizzato per la realizzazione di una sola opera dal titolo Vobulazione e Bieloquenza NEG (1970), video a quattro mani con Gianni Colombo presentato alla Triennale di Milano del 1970.
Si tratta di un’opera che sembrava perduta dopo la morte dell’artista e ora riscoperta, viene riproposta.
La mostra è un omaggio quindi al valore della ricerca artistica di Agnetti.
NEG fu il frutto di un’operazione concettuale e nasceva dalla riflessione critica sulla società e sul consumo, e dall’interesse sviluppato da Agnetti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta per il tema del “negativo”.
In questo concetto convergono: l’inclinazione per forme di rarefazione estetica di matrice concettuale, la filosofia di T. W. Adorno, la critica all’industria culturale e l’alienazione dell’uomo moderno, l’attenzione alla parola e al linguaggio, mediata dalla filosofia analitica di Ludwing Wittengstein.