SEI UN FIGLIO DI…

Tuo padre o tua madre sono in politica? Uno zio nel mondo dello spettacolo ce l’hai? Qualcuno  avvocato, medico, notaio? Se è così, non devi preoccuparti per il tuo futuro, anche se  non sai fare nulla o non hai voglia di fare nulla, non devi studiare, o per lo meno non devi studiare in maniera canonica, tanto prima o poi ad honorem te lo danno quel pezzo di carta, e non darti più di tanto da fare per acquisire capacità, certamente manderai avanti l’azienda di famiglia. In Italia funziona così. Ci saranno anche  delle eccezioni, ma come tutte le eccezioni confermano le regole, e anche in questo caso ci troviamo davanti al nepotismo più estremo. Dove non ci presentano il figlio d’arte ci presentano il fratello, il cugino, il parente più prossimo, l’amico o l’amichetta, il nonno dello zio di…insomma l’importante è raccomandare qualcuno che abbia anche un minimo lontanissimo legame genetico con il “personaggio passepartout”. Tutto questo dovrebbe far pensare la massa, cioè i comuni mortali, perchè questo atteggiamento ha portato questo paese ad essere quello che vediamo ogni giorno, ovvero una sorta di babilonia gestita e comandata da chi si improvvisa “esperto”, e fa acqua da tutte le parti.

Giovani laureati, senza bisogno di dire un voto, che è solo un numero in fondo, che accettano di fare call center, 8 ore, o i “portapizza” a domicilio, o gli scaricatori di cassette di frutta, quando la contessina, una qualsiasi, fa la stilista, scrive su un giornale di prestigio, fa l’opinionista in lungo e in largo nei salotti bene della televisione.
La domanda sorge spontanea: cos’ha la contessina che il “portapizze” a domicilio, laureato, non ha?
E’ molto pericoloso continuare in questa direzione, quello che viene assorbito dalle generazioni giovani, quelle che dovrebbero avere speranza nel futuro, è in realtà un messaggio di rassegnazione.
Al di là di una laurea, bisogna avere le competenze, per emergere, ma più passa il tempo e più ci si rende conto che  non serve a niente sapere, conoscere, studiare. Se tra tre o cinque anni, si è rinchiusi in una realtà che non lascia spazio al potenziale effettivo.
Ora magari la “contessina” poi le competenze ce le ha, però manca proprio l’apertura, la fiducia, verso chi vorrebbe entrare in certi ambienti, ma il padre è cuoco in rosticceria e la madre casalinga, quasi disperata.

 

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