Un mondo di cavalli e cavalieri, di guerrieri e antiche divinità, di giocolieri e danzatrici di Marino Marini, al forte di Bard
Il Forte di Bard di Aosta ospita la mostra antologica MARINO MARINI. Arcane fantasie, aperta al pubblico fino al 3 novembre
Si è aperta al pubblico il 15 giugno 2024 a Bard in Valle d’Aosta la mostra Marino Marini. Arcane fantasie promossa dal Forte di Bard in collaborazione con 24 Ore Cultura e Museo Marino Marini di Firenze.
Marino Marini (Pistoia 1901 – Viareggio 1980) ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze dedicandosi poi prevalentemente alla scultura, senza tuttavia mai abbandonare la pittura.
Nei suoi primi lavori egli risente dell’influenza dell’arte etrusca e della scultura di Arturo Martini al quale nel 1929 subentra come insegnante alla Scuola d’Arte di Villa Reale a Monza e mantiene l’incarico fino al 1940 quando gli viene assegnata la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.
In quegli anni stringe amicizia con Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Alberto Magnelli e Filippo de Pisis. E Alberto Giacometti, tra gli altri ed espone le sue opere presso le più importanti istituzioni a livello internazionale.
Già vincitore del Premio della Quadriennale di Roma nel 1936, nel 1952 gli viene assegnato il Gran Premio per la Scultura alla Biennale di Venezia e la sua fama internazionale si consolida con grandi mostre personali e antologiche.
L’esposizione a Bard, curata da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, punta l’attenzione sulle principali fonti di ispirazione di Marini e sui temi ricorrenti della sua ricerca, presentando ben 23 sculture e 39 opere su tela e carta.
Un percorso del tutto personale per sviluppo e coerenza, tra ritorno dell’arcaico e supremazia del sogno e della fantasia.
Marino Marini è stato sempre attratto dal linguaggio figurativo.
Un linguaggio che trova la sua massima espressione nei cavalli e nei cavalieri, i soggetti più conosciuti della sua produzione, trasformati in un tramite per leggere la realtà e raccontare la condizione umana.
Figure che nel tempo, si fanno sempre meno definite e sempre più espressive, fino ad assumere i connotati di metafore scultoree.