Nella storia della fotografia americana del Novecento è stata la “prima” in molti campi Margaret Bourke-White, sua è la copertina del primo numero della rivista Life nel 1936
Il Centro CAMERA di Torino ospita la mostra fotografica MARGARET BOURKE-WHITE. L’opera 1930-1960, fino al 6 ottobre
CAMERA/Centro Italiano per la Fotografia è un centro di ricerca ed espositivo per la fotografia italiana e internazionale.
Un centro per l’educazione all’immagine, con incontri, laboratori, workshop e centro di studio per la valorizzazione del patrimonio fotografico.
Nato nell’autunno 2015 con un largo partenariato privato, CAMERA vuole affermare sempre più la propria connessione con il sistema territoriale.
Un polo unico, dedicato alla fotografia, in grado di rafforzare il legame del Piemonte e dell’Italia con le principali realtà mondiali.
CAMERA promuove la fotografia in un dialogo aperto e creativo con artisti e istituzioni.
Seppure giovane, CAMERA vanta già importanti esposizioni nei suoi ampi spazi in pieno centro a Torino, a due passi dalla Mole Antonelliana.
Dopo il successo delle mostre dedicate alle grandi pioniere della fotografia Eve Arnold e Dorothea Lange, CAMERA ha inaugurato venerdì 14 giugno 2024 una nuova esposizione che vede protagonista un’altra grande maestra della fotografia del Novecento: l’americana Margaret Bourke-White, a cura di Monica Poggi.
Margaret Bourke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971) è stata la prima fotografa straniera autorizzata a scattare foto dell’industria sovietica, ma anche la prima fotoreporter di guerra americana, presente durante la Seconda guerra mondiale in Europa e Nord Africa.
In Germania, in particolare, i suoi scatti documentano l’entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori dei campi di concentramento.
Si era già fatta conoscere ed apprezzare a trent’anni tanto che il primo numero di Life, nel novembre del ’36, aveva proprio una sua copertina, quella della diga di Fort Peck.
La mostra di Torino, Opere 1930 -1960, presenta circa 150 fotografie, attraverso le quali la curatrice racconta il lavoro, la vita straordinaria, l’altissima qualità degli scatti di Bourke-White, capaci di raccontare la complessa esperienza umana sulle pagine di riviste a grande diffusione – di cui la mostra presenta una ricca selezione – superando con determinazione barriere e confini di genere.
Nei suoi ultimi 10 anni di vita dovette abbandonare la fotografia a causa del morbo di Parkinson, che l’ha portata poi alla morte nel 1971.