L’amore ai tempi di Facebook

Facebook crea dipendenza. Come il fumo. Come la droga. Come il cioccolato. Inizi e non smetti più. Disintossicarsi è impossibile quanto starnutire con gli occhi aperti. Se poi hai una relazione sentimentale, Facebook è la quintessenza del male, della tragedia, della distruzione, ma anche del patetico al limite del picco glicemico. Gente con una storia finita tra le mani non rassegnata perché lui o lei ancora “non ha tolto la mia amicizia da Facebook”.E quindi via agli status strappalacrime corredati da faccine tristi, nella speranza che lei o lui si renda conto del terribile errore. Come se il fatto di avere o meno l’altra  metà tra i contatti, fosse prova che la storia nutra ancora qualche speranza. 
Non significa nulla che nella realtà ti abbia mollato per telefono o spiaccicato la fine davanti agli occhi, che abbia fatto fagotto di tutte le sue cose andandosene, che non abbia più risposto al cellulare e non ti abbia più cercato. Se apri quella “maledetta finestra” di Facebook e lei o lui sono ancora lì, online, la mano sul mouse trema, e si finisce su “quel” profilo, su “quella” bacheca.

Comincia il gioco al massacro quando il tuo unico pensiero è il controllo, analizzando ogni nuova amicizia stretta, scannerizzando ogni foto, interpretando ogni status scritto e chiaramente mandando accidenti telematici a chi li commenta. 
Il concetto “Posso ancora monitorare la sua vita” diventa “Oddio, ha fatto questo, è andato lì, ha detto così e scritto cosà”. Da una parte vuoi il controllo, che poi è solo l’impressione del controllo perché la vita vera, quella non la controlli più, dall’altra vorresti solo ignorare tutto. Per non sapere, per non stare male. Ma non stai male davvero finché non arriva il giorno dell’eliminazione, e una voce tetra risuona nel tuo cervello: “per te l’avventura finsce qui!”. L’altro non appare più sulla tua homepage e quando vai sul suo profilo, appositamente, compare la ferale scritta in alto a destra: AGGIUNGI AGLI AMICI. Ecco, significa che ti ha cancellato. E questo strappo virtuale diventa magicamente vero, reale. Come se in quel momento, e solo in quello, la storia già probabilmente archiviata diventasse davvero un passato chiuso, finito. 
Realtà e virtualità si fondono,confondono e sostituiscono l’una con l’altra.
Come si fa allora a ristabilire il limite? Perchè un confine ci deve essere!
A pensarci bene, l’amore matto e disperatissimo, quello che portava Romeo sotto il balcone di Giulietta, è molto simile a Samantha che scrive in bacheca di Gennaro, no?

 

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