Il New York Times sedotto da Napoli: “Città ai confini tra la vita e la morte”

Fonte: FANPAGE

 “Vedi Napoli e poi muori”: devono averlo pensato anche al New York Times dopo aver letto il bellissimo reportage realizzato da Rachel Donadio, corrispondente specializzata in “cultura europea” di stanza a Roma fino a qualche mese fa, e successivamente trasferita a Parigi. La giornalista ha mandato “alle stampe” un racconto di Napoli nel quale non è difficile rispecchiarsi. Una città “ai confini”, dove vita e morte, bellezza e squallore, sono il refrain costante in ogni descrizione. La giornalista racconta il “traffico indisciplinato, i clacson, la gente che urla in dialetto dentro le viuzze con i panni appesi, l’odore di bucato bagnato, le giarrettiere di pizzo nero in mostra nelle vetrine nei negozi, le statue della Madonna illuminate da neon blu e addobbate coi fiori di plastica, i teschi scolpiti sui muri delle chiese, gli immigrati che vendono merce falsa, gli adolescenti che corrono contromano sui motorini, l’odore di caffè e frittura, vongole fresche e brezza che soffia dal mare”. Il tutto regolato da due forze primordiali: vita e morte.

La giornalista racconta il suo primo incontro con napoli, avvenuto anni fa, “quando stavo lavorando come baby sitter a Roma. Era in inverno e si stava svolgendo il famoso mercatino di Natale. Ero in viaggio con un gruppo di studiosi e archeologi, che mi raccomandarono di tenermi stretta la borsa (a Napoli la criminalità di strada è un problema reale). (…) La mia stanza d’albergo aveva una vista mozzafiato sulla baia sottostante, con le nave che scivolavano nel porto, sotto un sole caldo. Affascinata, ho giurato a me stessa che sarei tornata a napoli ancora e ancora. Ed è quello che ho fatto”.

Rachel Donadio non descrive una Napoli turistica. Non la rende “carne da macello” per turisti, ma luogo da vivere appieno. Racconta dei caffè in Piazza Dante e delle librerie di seconda mano verso Piazza Bellini. Poi Spaccanapoli, via dei Tribunali e il labirinto di squallidi vicoli, tra chiese, pizzerie e negozi che – anche oggi – vendono le statuette del presepe, tra Giuseppe, Marie, stelle del calcio, pescivendoli, politici. A Napoli sembrano poter trovare tutti il loro posto nella “sacra famiglia”. Il New York Times suggerisce una visita ai dipinti di Caravaggio presso il Museo di Capodimonte e un’altra a quello Archeologico, centrando l’obiettivo sulla secolare cultura partenopea, che “ha conosciuto tante correnti di pensiero, ma mai il moralismo”. Non manca una ricostruzione dello sbarco dei greci, e una curiosa valutazione: “Ancora oggi si può dire che Napoli è una città greca. La luce che la illumina è più forte ed essenziale ed antica qui, e in tutta la Magna Grecia, rispetto a Roma – con la sua morbida luce rosa – o al nord Italia, con le sue innumerevoli sfumature di grigio”.

Ma quella descritta è anche una città ingovernabile. “Napoli ora ha un sindaco di sinistra, Luigi De Magistris, ex magistrato anti mafia che ha tentato di risolvere il problema dei rifiuti, strettamente legato alla criminalità organizzata. Napoli non è stata mai una città facile da governare”. Nel 1547 -ad esempio – i napoletani si ribellarono contro l’Inquisizione spagnola, un secolo più tardi toccò ai contadini ribellarsi ai padroni spagnoli, rifiutando di pagare loro le tasse che poi servivano a finanziare guerre che non li riguardavano minimamente. Ma come dimenticare la Resistenza, scoccata nel 1943, quando donne e uomini napoletani cacciarono i nazisti dalla città?

Ed è sempre l’istinto di sopravvivenza quello meglio descritto da Donadio, che arriva a riportare un proverbio “O Francia o Spagna, purché se magna, un esempio di realpolitik pericolosamente vicina al nichilismo. Eppure questa città è piena di vita”. Poi un racconto del cibo: il carpaccio di pesce, i paccheri o una semplice pizza margherita. “Una volta un amico mi ha detto: questa pizza è come un bacio sulla fronte”. E come dargli torto. “Campa un giorno e campalo bene”, scrive infine la giornalista. Alla quale, c’è da giurarci, dalla gelida e raffinata Parigi mancherà da morire vivere a cavallo “tra la vita e la morte” a Napoli.

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