IL BUIO

Nella mia esistenza non ho ricordi di un buio tanto intenso e prolungato. Meglio non pensarci. Mi rimetto a dormire

IL BUIO

 

 

Questo buio mi sembra stia durando un po’ troppo. Non ho controllato l’ora di inizio, ma l’impressione di essere andati oltre il tempo che di norma mi riporta alla luce. 

Dovrei informarmi ma aspetto. Sto tropo bene così avvolto dal tepore della notte. 

Desidero dormire. 

Ma perché ritarda così tanto la luce? Forse un guasto nel sistema. Non vedo luci attorno. 

Se è un guasto deve certamente trattarsi di qualcosa di grave. 

Nella mia esistenza non ho ricordi di un buio tanto intenso e prolungato. 

Meglio non pensarci. Mi rimetto a dormire. 

Non ce la faccio a riposare. Sono preoccupato. 

Certamente è accaduto qualcosa di grandioso, talmente grave che non riescono a ripararlo. 

Cosa succederà allora? 

Io non sono un felino che al buio allarga le pupille a tal punto da poter vedere e distinguere cose, piante, animali e quant’altro come se splendesse la luce più chiara. 

Se mi muovo vado a sbattere violentemente contro il primo ostacolo.  

Se mi faccio male sarei costretto a restare fermo, immobile per chissà quanto, in attesa del ritorno della luce. 

Sarei costretto a tenermi il dolore e aspettare. 

E’ meglio che non mi muova. Resterò fermo in attesa. 

Mi rimetto a dormire così non rischio nulla. 

La scienza non mi aiuta. Non mi ha dotato delle proprietà degli uccelli notturni. 

Loro sono bravi ad evitare gli ostacoli anche se non li vedono. Anche al buio per loro ogni cosa e come se fosse in piena luce, con il sole alle spalle. 

Ma io non ho neppure la capacità di sentire il calore delle cose che ci circondano. 

Io mi accorgerei solo dopo averci sbattuto contro: troppo tardi. 

Mi farei male e sarei costretto a restare fermo, immobile per chissà quanto, in attesa del ritorno della luce. 

Ma perché noi siamo così delicati? Mi sento in difficoltà ad avere altri attorno a me. 

Ora chiudo gli occhi così non penso alla mia misera condizione di  un essere inadeguato al buio. 

Ecco! 

Ora capisco perché abbiamo in odio tutto e tutti. Vorremmo essere soli, padroni e signori indiscussi di noi e di tutto. 

Signori di tutto non direi. 

Piuttosto signori del nulla se non vogliamo nulla e nessuno attorno a noi. 

È strano, ma quanti pensieri girano nella mente nel silenzio e nel buio. 

Ricordo bene il tempo in cui siamo immersi nella luce. 

L’intensità dei raggi riduce la pupilla e crea un fastidioso fastidio. La mente va al fastidio, si concentra su di esso, ci gira attorno, lo analizza, lo studia. 

Il pensiero si chiude ad ogni diversa sollecitazione esterna. Non vede nulla, non pensa nulla.  Si chiude in se stesso e dialoga solo con sé. 

Non sarà mica la luce la causa di tutti i nostri mali: 

Meglio dormire. Riposerò la parte di mente che pensa. 

Ma perché il buio continua imperterrito? 

Non mi do pace.  

È passato troppo tempo da quando la luce doveva riapparire e riprendersi il mondo. 

Non dormo, non riesco a riposare. 

Ora non mi preoccupo perché, a pensarci bene, nel buio mi posso godere meglio il piacere di passare in rassegna l’infinita gamma di colori racchiusi in ogni cosa. 

È come quando sogni. Ti stupisci? 

Anch’io sogno! 

E quando chiudo gli occhi mi appaiono 

  • Cieli azzurri 
  • Arcobaleni fatti non di sette da di settanta volte sette tonalità di colori 
  • Prati verdi che sembrano andare oltre l’orizzonte variando in mille tonalità 
  • Campi coperti da milioni di papaveri rossi 
  • Cieli rossi al tramonto che sembrano esiti di lontane esplosioni 
  • Distese di azzurro che cambia con il colore del cielo 
  • Calde e flessibile strisce di giallo. 

Chiudi anche tu gli occhi! 

Vedrai un mondo incantato dove tutto sembra raccontare favole dolci. 

Quando apri gli occhi arriva la luce, forte, intensa. 

Tutto diventa neutro, infinite tonalità di bianchi ti circondano. 

La luce non trasmette emozioni, la luce appiattisce ogni cosa. 

Il buio continua, non cede, anche se a quest’ora doveva esserci la luce. 

A pensarci bene sono contento che questa notte non molli. 

Potrò sognare anche da sveglio, assaporare le bellezze. 

Ora però sono stanco, troppo stanco. 

Il buio stimola troppo il pensiero, non sono abituato a pensare tanto a lungo 

Forse è meglio se ora cerco di dormire e di non pensare a nulla. 

I buoi continua, chissà dove e quanto grande è il guasto. 

Non mi lamento perché stranamente mi sento meglio così.  

Non sento il bisogno della luce. 

Un rumore improvviso, poi una voce. 

“Antonio svegliati! È tardi!  Apri le finestre.  

Le mie orchidee soffrono il buio”.

FEDERICO GAROLLA. Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968
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