C’era una volta l’artigianato

Nel cuore della città eterna, resistono ancora delle vie fuori dal tempo.Ad esempio colpisce la zona di Via dei Cappellari, tra Via del Pellegrino e Piazza Campo dè Fiori che è riuscita forse ancora per poco,a conservare l’atmosfera di una piccola città dove gli artigiani lavorano in strada. Si tratta comunque di oasi affascinanti in una zona che purtroppo sta cambiando volto:nel decennio 1995-2005 le botteghe artigiane, nel centro storico si sono ridotte di più della metà. La pressione fiscale, la mancanza di fondi adeguati e di interventi per la salvaguardia del settore, l’assenza di un ricambio generazionale, hanno fatto precipitare l’artigianato in una crisi profonda.
Eppure il ricordo di antichi mestieri artigiani è ancora vivo nella toponomastica della capitale: Via dei Cestari, Via dei Pianellari,Via dei Cartari, Via dei Leutari, Via dei Balestrieri , ma se l’artigianato continua a resistere per l’eroismo di pochi, numerose attività sono già scomparse.

A non demordere sono soprattutto gli artigiani più anziani, i vecchi maestri che chiusi nelle loro botteghe, immutabili negli anni e stracolmi di oggetti, trascorrono lì la loro giornata, la loro vita. Il locale rappresenta per l’artigiano il fulcro attorno al quale ruota la propria esistenza : pervase spesso da forti odori di colle animali o di altri materiali antichi, le botteghe sono poco accoglienti per gli estranei nell’assenza di ogni confort.Una caratteristica di chi ha una bottega è quella di non avere un orario fisso di lavoro;se c’è da fare una consegna urgente si può lavorare anche la domenica o fino a tarda notte. Tra i mestieri che vanno progressivamente scomparendo grazie anche alla presenza di “artigiani improvvisati ” c’è quello del doratore o indoratore come veniva chiamato un tempo, vale a dire di quell’artigiano che munito di pazienza e di una grazia al di fuori dal comune, riesce ad applicare sul legno foglie d’argento e oro zecchino talmente sottili che si accartocciano ad ogni piccolo movimento.Nei secoli scorsi le tecniche della doratura a foglia furono applicate su larga scala ed ebbero a Roma una notevole diffusione, come testimoniano la sfarzosità dei candelieri e degli altari delle chiese ma anche la sontuosità delle cornici e delle decorazioni dei palazzi Patrizi.
Oggi l’artigianato è molto in voga nelle cosidette “Università della terza età” dove docenti esperti ed appassionati cercano di inculcare a questi alunni la passione per questi mestieri che vanno scomparendo mentre i giovani si tengono piuttosto lontani perdendo di vista l’enorme opportunità lavorativa che potrebbe venire proprio da questa forma d’arte.
Girando di notte per le vie del centro assistiamo inermi alle scorribande di ragazzi annoiati che,  preda del fumo o dell’alcool, pensano ad imbrattare le piazze o gli antichi vicoli con uno squallido mosaico di vetri rotti; e allora non può non venirmi in mente un verso di una mia poesia: ” Quando il sole s’alza la mattina, tra i Banchi Nuovi e qualche robivecchi, Giordano Bruno dall’alto della piazza rimpiange i tempi andati tra le bottiglie rotte” – “Campo dè fiori oggi” in “Tra un fiore colto e l’altro donato” di AAVV ed.

© LOREDANA RIZZO

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