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Giuseppe Tassi

Petra. La perla della Giordania

Il fascino profondo di Petra è la sua stessa essenza

Petra. La perla della Giordania

 

Diego Delso, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
Diego Delso, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

 

Il rapporto fra uomo e natura è oggetto di discussione costante.
Ma ci sono luoghi dove la simbiosi fra i due elementi é riuscita in modo perfetto.
Come a Petra, la perla della Giordania.
Il dromedario sbadiglia rumoroso e annoiato.
Per lui lo splendore di Petra, il gioiello della Giordania, è uno spettacolo quotidiano.
La sferza dei piccoli beduini cala sulla groppa degli asini, stanchi di portare turisti grassi e ansimanti.
Eppure, lungo lo strettissimo canyon che conduce al Tesoro di Petra, uomo e natura hanno costruito uno spettacolo straordinario e inimitabile.
La roccia calcarea dai mille colori, col bianco e l’azzurro che intaccano il rosso del rame, disegna uno scenario unico, una gigantesca quinta naturale.
La roccia-balena diventa roccia-elefante, se cambi il punto di osservazione, e in fondo al cardo romano si staglia una montagna a forma di cammello.
Terremoti, acqua e ghiacciai hanno lavorato come un artista divino, un magico inventore di forme e colori.

Qui l’artefice del capolavoro è la natura stessa e l’uomo ha avuto il merito di assecondarla.

I Nabatei hanno reso eterna questa valle nascosta, rispettando la legge della pietra.
Le tombe, i templi, le case sono figli naturali della roccia, una sua emanazione. A
colpi di scalpello, è nata la montagna incantata: nelle viscere i suoi mille colori, nelle maestose facciate il meglio dell’arte greca, egiziana e romana in una sintesi alta e mirabile I turisti sciamano dentro il tempio maledetto, quello di Indiana Jones, per vivere un’emozione da film.
Eppure il fascino profondo di Petra è la sua stessa essenza.
Là dove le rocce diventano sculture sotto la mano dell’uomo, indovini ancora le forme di mercanti, pellegrini e cammelli come vestigia di un tempo lontano.
Ma quella roccia forgiata dagli artisti nabatei ora é levigata e intaccata dai secoli.
Come se la natura severa volesse riaccogliere nelle sue braccia i pellegrini di Petra.

Di Giuseppe Tassi

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