Pablito con il suo sorriso timido ma mai impacciato era un grande anche davanti alle telecamere
Paolo Rossi, grande opinionista televisivo
In questa era di commentatori supertecnici e di opinionisti con la verità sempre in tasca rimpiango Paolo Rossi.
Non il Pablito goleador, il mito vivente di Spagna’82, ma il Rossi televisivo, che ha regalato la sua sapienza calcistica e la profonda esperienza a Rai e Mediaset.
Ricordo i suoi interventi misurati, il sorriso indulgente, la cautela da uomo di campo nel porre le domande a tecnici e giocatori nel dopopartita.
Pablito con il suo sorriso timido ma mai impacciato era un grande anche davanti alle telecamere.
Aveva sempre un’opinione precisa e calzante ma non la faceva cadere dall’alto e concedeva ampio diritto di replica, senza mai ergersi a sacerdote del pallone, a depositario del verbo.
Anche quando parlava di tecnica e strategia, non usava parole astruse o neologismi da telecronache: diceva pane al pane e contropiede al contropiede.
Ho amato alla follia il Pablito giocatore nel delirio di popolo di Spagna’82.
L’ho ammirato come campione che sa risorgere nel silenzio , senza urlare la sua rabbia al mondo.
Quella stessa misura Paolo l’ha riproposta nella sua vita da opinionista televisivo.
Non ha mai dimenticato che il calcio, come la vita, è gioia e tristezza, polvere e altare, che dietro ogni successo c’è un percorso fatto di volontà e di sofferenza.
Di qui nasce il profondo rispetto di Pablito per gli uomini del calcio e per tutti noi, grande pubblico, seduto davanti alla tv.
I saccenti di oggi, i portatori di verità assolute imparino la sua lezione.
Saranno migliori come commentatori e pure come uomini.