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Giuseppe Tassi

Mario Sconcerti, un maestro del giornalismo sportivo moderno

Mario ha aperto le porte del futuro alla nostra professione

Mario Sconcerti, un maestro del giornalismo sportivo moderno

Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
Mario Sconcerti ha avuto un grande merito nella storia del giornalismo sportivo.

Ha aperto le porte del futuro alla nostra professione.

Ha cercato di dare una base scientifica a una materia volatile e imponderabile come il calcio.

Lo ha scandagliato con la passione dello studioso, ne ha indagato gli aspetti tecnici e sociologici in ogni piega.

I suoi quadernini zeppi di numeri e annotazioni si sono tradotti in un sapere calcistico eletto a sistema, trasformato in metodo.
Le statistiche all’americana, che oggi impazzano su ogni TV, lui le aveva inventate e applicate negli anni Ottanta quando dirigeva una redazione di mostri sacri con Brera, Clerici, Emanuela Audisio e i giovani virgulti Beppe Smorto e Fabrizio Bocca.
Da questo approccio scientifico al mondo del pallone, Mario ha tratto una solidità di argomenti e una capacità di analisi non comune.
Il tutto sorretto da una prosa sempre piacevole e ricca di spunti di riflessione.
Ecco perché è giusto chiamarlo maestro del giornalismo sportivo moderno, anticipatore.
Una vocazione che Sconcerti ha portato anche in TV nei panni di opinionista alla RAI e poi a Sky Sport.
Analisi sempre lucide, sorrette da numeri e argomentazioni solide, con la precisa convinzione che anche il calcio potesse essere letto, interpretato e previsto con la lente del ricercatore.
Mario è stato anche uomo di potere: caporedattore a Repubblica, direttore del Secolo XIX di Genova, direttore generale della Fiorentina.
È lì che ha capito ancor meglio quanto sia difficile governare la barca del pallone e le singolarità di quel mondo.
Ha fallito la corsa alla direzione della Gazzetta, dove ha raggiunto il grado di vicedirettore ma in età più matura è diventato direttore del Corriere dello Sport, il giornale dove aveva mosso i primi passi da collaboratore.
Approdato come commentatore al Corriere della Sera, ha lasciato tracce Importanti nei suoi editoriali.
Ma il meglio di sé Sconcerti lo ha dato nei libri: ‘Storia delle idee del calcio’ e ‘Storia del gol restano capisaldi del suo modo di interpretare il giornalismo sportivo e offrono una guida importante alle giovani generazioni che si avvicinano al mestiere.
Ultima nota sul carattere.
Mario è descritto spesso come burbero e scontroso, difficile da approcciare. Io, nel rapporto personale, ho ricavato l’impressione di un uomo innamorato del suo mestiere, facile al sorriso e alla battuta tagliente.
Ricordo che a un congresso dell’Ussi (Unione stampa sportiva) fermai la sua scalata al vertice, denunciando modi non proprio corretti nella ricerca del consenso. Nonostante quello scontro pubblico Mario non cambiò mai il suo atteggiamento nei miei confronti, seppellendo la sconfitta con il buonsenso.
Te ne sono ancora grato, Mario.

Di Giuseppe Tassi

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