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Giuseppe Tassi

Il segreto di Ancelotti? Il suo ‘umanesimo’

Ancelotti, trionfo in Champions League col Real Madrid

Tutti devono un grazie sentito all’umanista Ancelotti che li ha lasciati liberi di essere se stessi.

 

Christophe95, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons
Christophe95, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

 

Sì proprio così: la capacità di rimettere l’uomo e il calciatore al centro del pallone.
Tra santoni, demagoghi, capipopolo e inventori del calcio, il numero uno è proprio lui.
Con il suo bel faccione padano e quel sopracciglio arcuato che sembra stupirsi di ogni cosa; e invece segna il suo olimpico distacco dalle folli altalene del pallone, che hanno colpito anche lui: la bruciante sconfitta di Istanbul 2005 nella finale di Champions e poi i fallimenti di Napoli ed Everton.
Ancelotti umanista in senso pieno perché dà totale fiducia ai suoi giocatori, ne fa il centro del progetto, li lascia liberi di agire aldilà dello schema tattico.
Se sono campioni affermati sanno già cosa fare, se sono talenti in ascesa il verbo glielo spiega lui.
Non si vincono per caso quattro Champions League, record assoluto, non si portano a casa gli scudetti dei cinque principali campionati europei, se non si possiede l’aurea ‘normalità ‘ di Carletto.
Il calcio si conferma un gioco semplice nella sua essenza.
Se sei alla guida del Real Madrid, la squadra più titolata del mondo, e hai una spina dorsale che parte dal portiere Courtois, prosegue con Modric e finisce con Benzema, ogni impresa è possibile.
A patto che tutti remino dalla stessa parte, che lo spogliatoio non sia un covo di vipere e i giovani accettino la lezione dei grandi.
Ancelotti ha ottenuto tutto questo senza salire sul predellino dell’insegnante.
Ha dialogato con i veterani, ha insegnato calcio e vita ai ragazzi come un fratello maggiore.
E poi li ha lasciati liberi di esprimere sul campo un calcio che è insieme moderno e antico.
Un calcio fatto di contropiede e parate storiche, con Benzema e Vinicius a speculare su ogni minima occasione e il portiere Courtois a rinverdire la leggenda di Gordon Banks con parate capolavoro. Dicono che questo serioso guardiano belga, che sfiora i due metri di altezza, sia oggi il miglior portiere del mondo, dicono che Modric abbia rubato i segreti al tempo che scorre inesorabile.
Dicono che Benzema sia finalmente libero di sentirsi un numero uno.
Tutti devono un grazie sentito all’umanista Ancelotti che li ha lasciati liberi di essere se stessi.

Di Giuseppe Tassi

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