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Giuseppe Tassi

Addio a Paolo Rossi. Se ne va a 64 anni l’eroe di Spagna ’82

Dedicato a te grande Pablito, il mondo non ti dimenticherà mai

Addio a Paolo Rossi. Se ne va a 64 anni l’eroe di Spagna ’82

STF / AFP Photo / UPI, Public domain, attraverso Wikimedia Commons
Italy’s star striker Paolo Rossi, who scored most of the goals that led the Italian soccer team to the World Cup championship, kisses the World Cup trophy while flying back to Rome with the team aboard Italian President Sandro Partini’s private air force jet 12 July 1982. AFP PHOTO/UPI Public domain, attraverso Wikimedia Commons
Paulorrrosssi.
Scritto e pronunciato così.
Un’unica parola per descrivere un mito italiano, una sola emissione di voce in ogni angolo del mondo per celebrare l’inarrivabile Pablito di Spagna ’82.
La leggenda di Paolo Rossi nacque proprio 30 anni fa, il 5 luglio 1982, allo stadio Sarria di Barcellona.
L’Italia spenta ed esangue di Enzo Bearzot aveva superato la fase eliminatoria del Mundial come fosse un girone infernale. Calcio asfittico e stanco, pareggi senza gol, una squallida esibizione contro il Camerun.
Ma nel passaggio dal fresco di Vigo al caldo di Barcellona gli azzurri avevano improvvisamente guadagnato smalto e vigore.
Sei giorni prima avevano sorprendentemente battuto l’Argentina (2-1 col di Tardelli e Cabrini, con Gentile gigantesco nell’annullare il fenomeno Maradona).
Ma adesso davanti all’Italia si stagliava la sagoma imponente del Brasile, il grandissimo Brasile di Zico, Falcao e Socrates, forse la squadra più forte di sempre nella storia del mito verdeoro.
Sotto la guida di Tele Santana quel complesso giocava un calcio formidabile, un vero e prooprio ”futbol bailado” come lo chiamano i brasiliani, spettacolo tecnico allo stato puro.
Per gli italiani, secondo i pronostici, non c’era scampo.
Ma nessuno aveva fatto i conti con Paolo Rossi.
Nascosto fra le pieghe del mondiale, atteso con pazienza certosina da Bearzot, Pablito era una gigantesca incognita, un pallido fantasma alla ricerca di se stesso.
Si ritrovò all’improvviso, proprio in quella magica partita che sarebbe passata alla storia del pallone.
Il Brasile danzava e giocava calcio superbo, ma nella sua alterigia si concedeva peccati difensivi.
E Paolo Rossi, veloce come un felino, velenoso come un cobra, si buttò su ogni pallone utile, strappò i segreti al tempo per rubare l’attimo fuggente.
Italia-Brasile consacrò il mito di Pablito: suo il primo gol di testa, suo il nuovo vantaggio azzurro, su contropiede folgorante, dopo il temporaneo pareggio di Socrates.
La svolta della garà arriva quando il regale Falcao infila la porta azzurra per la seconda volta.
Il 2-2 sa già di condanna per l’Italia di Bearzot ma Zoff compie miracoli fra i pali, evitando il vantaggio verdeoro e Pablito trova il terzo, incredibile, acuto nel cuore dell’area avversaria.
La Spagna impazzisce per il nuovo eroe ”Paulorrrossiiiii!” lo chiamano ”che maravilla de jugador”.
E’ lui ”El hombre del partido”, e in breve tempo diventerà l’uomo del mondiale.
Con due gol alla Polonia in semifinale e uno alla Germania nella finale di Madrid, Pablito diventa capocannoniere del Mundial e mito incarnato dell’Italia bearzottiana.
E il suo nome, pronunciato tutto d’un fiato sarà per vent’anni il passaporto di simpatia e notorietà degli italiani in ogni angolo del globo.
Grande Pablito, sei un po’ di noi.

Di Giuseppe Tassi

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