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Giuseppe Tassi

A 27 anni Aslan ha vinto in Dubai il suo primo torneo Atp

Fondiamo un Karatsev club. Lo dico da tennista amatoriale

A 27 anni Aslan ha vinto in Dubai il suo primo torneo Atp

si.robi, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons
si.robi, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

 

Fondiamo un Karatsev club. Lo dico da tennista amatoriale, folgorato dall’ apparizione del Carneade russo nel tennis di vertice.

A 27 anni Aslan ha vinto in Dubai il suo primo torneo Atp, battendo in finale 6-2, 6-3 il sudafricano Harris.

Ma poche settimane fa aveva perso la semifinale degli Open d’Australia contro Djokovic, primo tennista nella storia ad arrivare così lontano partendo dalle qualificazioni.
Un’impresa straordinaria in rapporto al ranking Atp, che era ben oltre il centesimo posto.

Oggi Karatsev, dopo Melbourne e Dubai, è il numero 27 del mondo e si é preso il lusso di battere in semifinale il giovane connazionale Rublev, numero otto del mondo e imbattuto in stagione fino allo scontro con l’ineffabile Aslan.

In un tennis di giovani e allampanati giganti come Zverev e Tsitsipas (primo e secondo ad Acapulco), di aspiranti divi infiocchettati come uova di Pasqua (Rublev e Shapovalov) di maniaci del look originale, Karatsev é una mosca bianca, una piacevole eccezione.
Si veste come un modesto giocatore di circolo, calca il berrettino sul capo senza alcun vezzo estetico.
Non si depila, non ammicca alle telecamere e quando risponde regge la racchetta come fosse una clava.
Eppure ha gli occhi della tigre, la sana fame di chi è arrivato tardi al banchetto dei grandi e poi un tennis solidissimo, fatto di violente accelerazioni, angoli stretti e improbabili e un rovescio bimane lungolinea che diventa sentenza.
Urla ai colpi vincenti, non si dispera platealmente quando sbaglia.
Conosce se stesso e fida sulla continuità del suo tennis ad alta intensità.
Sorretto da un fisico solido e compatto (ma è alto oltre il metro e ottanta), oggi Karatsev è l’incognita romantica in un tennis di Narcisi abituati a guardarsi allo specchio.
Fare il tifo per lui è come farlo per noi stessi, innamorati della racchetta con il sogno in tasca di una vittoria da leggenda.

 

 

Di Giuseppe Tassi

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