Nel lavoro di Thao Nguyen Phan in mostra a Milano si incontrano temi molto caldi come le trasformazioni sociali del Vietnam e la sua colonizzazione; la commistione culturale tra oriente e occidente, tradizione e modernità, località e globalità, uomo e natura
THAO NGUYEN PHAN: Reincarnations of Shadows – Mostra Milano
MILANO – Pirelli HangarBicocca Via Chiese, 2
Dal 14/09/2023 al 14/01/2024
Fondazione Pirelli HangarBicocca è nata a Milano dalla riconversione in spazio dedicato ad arte e attività culturali dell’antico stabilimento industriale Pirelli.
Dal 14 settembre 2023 lo spazio ospita la mostra THAO NGUYEN PHAN: Reincarnations of Shadows, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli.
La mostra, organizzata da Pirelli HangarBicocca, in collaborazione con Kunsthal Charlottenborg di Copenaghen, è la prima mostra personale dedicata all’artista vietnamita Thao Nguyen Phan da un’istituzione italiana e presenta una serie di installazioni, acquarelli e video, tra cui diverse nuove produzioni, e immerge i visitatori e le visitatrici nel delicato lavoro dell’artista.
Nato a Ho Chi Minh City nel 1987 dove vive e lavora Thao Nguyen ha sviluppato un linguaggio visivo in cui la materia pittorica, fungendo da elemento concettuale, narrativo e connettivo, si combina con media e supporti differenti, da tessuti a libri stampati.
Nelle sue installazioni video, la pittura si anima, creando un immaginario onirico in cui si fondono tradizioni popolari, narrazioni fiabesche, letteratura, filosofia e vita quotidiana.
Phan ripercorre i turbolenti eventi storici del Vietnam, riflettendo sui cambiamenti ambientali e sociali, legati allo sfruttamento delle risorse naturali e alla distruzione e colonizzazione del paesaggio da parte dell’essere umano.
Il titolo dell’esposizione prende spunto dall’installazione video inedita, Reincarnations of Shadows (moving-image-poem del 2023), commissionata da Pirelli HangarBicocca e co-prodotta da Fondazione In Between Art Film per l’occasione.
A partire dalla figura dell’artista Diem Phung Thi (1920-2002) – una delle prime donne scultrici moderniste che ha vissuto e lavorato a cavallo tra Francia e Vietnam –, l’opera offre una riflessione sui significati sociali della storia dell’arte e dell’architettura e sulle relazioni intergenerazionali tra artiste in contesti post-coloniali.
L’idea di reincarnazione pervade tutto il lavoro dell’artista, anche grazie alla presenza di elementi visivi e sonori ricorrenti.
Attraverso un processo che richiama la religione buddista, l’artista non ricerca obiettivi o risultati conclusivi nella sua pratica, ma trasforma ogni progetto in una sorta di organismo vivente che può riadattarsi, plasmarsi e assumere nuove forme.