Le geometrie impossibili di Antonia Campi

Palazzo Sertoli, sede espositiva del Credito Valtellinese a Sondrio, e Palazzo Sassi de’ Lavizzari, sede del MVSA – Museo Valtellinese di Storia e Arte, dal 28 settembre al 18 novembre propongono un ampio omaggio ad Antonia Campi, per i novant’anni della celebre artista e designer che a Sondrio è nata. La mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e curata da Anty Pansera e Mariateresa Chirico.
La mostra vuole mettere in luce la passione e la rabdomantica capacità che l’artista ha nello scegliere, impastare, fecondare le argille con cui crea e anima le sue opere. Artista e scultrice per formazione, Antonia Campi è approdata al design attraverso la Società Ceramica Italiana di Laveno, dove era entrata come operaia nel 1947 e di cui divenne direttore artistico negli anni sessanta. Nella manifattura all’epoca diretta da Guido Andlovitz, “Neto” Campi era entrata, giovanissima, dopo aver frequentato il Collegio delle Fanciulle e i corsi dell’Accademia di Brera, dove si è diplomata in scultura con Francesco Messina. Succeduta nel 1962 a Guido Andlovitz nella direzione della SCI, dal 1971 dirige il Centro Artistico unificato della SCI e della Richard – Ginori e in seguito il Centro Design della Pozzi – Ginori. In questo ruolo assume il compito di seguire l’intera produzione dell’azienda, dai servizi da tè e caffè, vasi, piatti, soprammobili ai sanitari e alla rubinetteria. Con lei, anche il bagno diventa uno spazio da vivere e non solo da utilizzare. Ecco i sanitari che sembrano creature dei boschi, che vivono di colori e forme nuove, che abbandonano quell’asettico e alla fine noioso rigore che li imbalsamava da sempre. Segnalata per il Compasso d’Oro e nel 2011 è stata insignita del Compasso d’Oro alla carriera per il progetto di utensili ancora oggi esposti al MoMa di New York e spesso presente sulle pagine di “Domus”, Antonia Campi si è dedicata alla progettazione in svariati settori, dai sanitari e piastrelle agli oggetti d’uso quotidiano, dalle porcellane artistiche alla sperimentazione di gioielli, riuscendo a reinterpretare in chiave originale il quotidiano e proporre oggetti in uso da sempre come vere e proprie sculture, cariche di una valenza estetica ben definita. Poi l’attenzione ai colori, con le celebri creazioni in bianco e blu dove i due toni divengono fantasmagoria di geometrie.

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