L’organizzazione del Padiglione degli Stati Uniti alla 59^ Biennale d’arte di Venezia è stato affidato all’Istituto d’Arte contemporanea di Boston che, in linea con l’orientamento della direttrice Cecilia Alemani, ha proposto un progetto tutto al femminile.
La curatrice Eva Respini ha infatti selezionato Simone Leigh (Chicago 1967) come prima artista donna nera a rappresentare gli Stati Uniti d’America.
La sua monumentale scultura in bronzo Brick house, che ritrae una donna afroamericana come grande idolo, scelta dalla curatrice Cecilia Alemani, per l’apertura e la conclusione del percorso dell’Arsenale, è stata particolarmente apprezzata dalla critica e dalla giuria tanto da farle assegnare il Leone d’oro della Biennale 2022.
Leigh ha messo tutti d’accordo perché sintetizza il riscatto postcoloniale con un linguaggio diretto: arriva a ogni singolo spettatore attraverso un mezzo classico, denuncia senza rabbia e senza scandalo.
Per il Padiglione, Leigh ha creato una nuova serie di sculture figurative in bronzo e ceramica che rafforzano il suo impegno nell’evidenziare le narrazioni dietro razza, genere, lavoro e monumenti, rivendicando ruoli importanti per le donne nere.
Attraverso una sequenza di idoli di bronzo, acciaio e grès che ricollocano la diaspora africana al centro della storia l’artista porta la prima rappresentazione figurativa al padiglione degli Stati Uniti da molti anni.
Attingendo alle tradizioni artistiche dell’Africa e della diaspora africana, Leigh usa una strategia che definisce “la creolizzazione della forma“, fondendo linguaggi culturali disparati legati da storie di colonizzazione.
Con queste opere, Leigh intreccia riferimenti all’arte dell’Africa occidentale del XIX secolo, alla cultura materiale dei primi neri americani e alla storia coloniale delle esposizioni internazionali.
Venezia, con la sua storia secolare di scambi commerciali e culturali, nonché la sua tradizione di onorare l’abilità artigiana, offre uno sfondo adatto al progetto di Leigh.
La mostra di Leigh alla Biennale prevede inoltre anche un grande progetto chiamato “Loophole of Retreat: Venice” che intende riunire studiosi, artisti e attivisti di tutto il mondo per un simposio di tre giorni incentrato sul lavoro intellettuale e creativo delle donne nere.