San Giacomo è una piccola isola nella laguna di Venezia, con i resti di un monastero dell’XI secolo ormai in rovina e abbandono da lunghissimo tempo.
L’isola, circondata dallo straordinario, delicato e prezioso ecosistema della laguna, è il terreno nel quale praticare e concretizzare un’idea di ambiente e di futuro orientata dai principi della sostenibilità, della circolarità delle risorse e della transizione energetica, temi particolarmente cari alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
La Fondazione ha deciso così di acquistare quest’isola per farne una sua terza sede, uno spazio per progetti artistici e installazioni site-specific, per il teatro, la musica, il cinema, l’architettura, la ricerca, lo studio e la performance.
San Giacomo, per Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, “diventerà il nostro avamposto dei sogni” e, pur nelle condizioni in cui si trova, ospiterà, a partire dai giorni dell’inaugurazione della 59^ edizione della Biennale Arte, una performance dell’artista brasiliana Jota Mombaça (Natal, 1991), a cura di Hans Ulrich Obrist.
Artista interdisciplinare che oggi vive e lavora tra Lisbona, Portogallo e Amsterdam, , Jota Mombasa sviluppa un lavoro che intreccia performance, teoria critica e poesia, in cui articola il pensiero per l’ambiente e una critica anticoloniale.
Avamposto dei sogni e dell’ambiente, l’isola di San Giacomo, dopo essere stata casa di viaggiatori, poi monastero e infine presidio militare, tornerà a essere un luogo ospitale, aperto al pubblico e ai tragitti dell’arte e della cultura del presente e inizia rispondendo all’invito della direttrice della 59^ Biennale Arte che ha indicato Il Latte dei sogni come tema di questa Biennale.