- Sede: Giardini
- Commissario: Julia Fabényi
- Curatore: Dániel Kovács
- Espositori: A-A Collective (Polonia, Danimarca, Svizzera), Architecture Uncomfortable Workshop (Ungheria), b210 (Estonia), BUDCUD (Polonia), KONNTRA (Slovenia, Macedonia del Nord, Croazia), MADA (Serbia), MNPL Workshop (Ucraina), Paradigma Ariadné (Ungheria), PLURAL (Slovacchia);, Vojtěch Rada (Repubblica Ceca), LLRRLLRR (Estonia, Regno Unito), Studio Act (Romania)
Il Padiglione
Stimolati dal tema proposto dal direttore Saekis il commissario e il curatore della mostra del padiglione Ungheria ha impostato l’elaborazione del padiglione partendo dal quesito:
- Quali lezioni si potrebbero trarre dall’eredità del modernismo architettonico, in questa epoca tanto movimentata, costretta al confronto forte con le mutevoli aspettative di sostenibilità, norme e abitudini sociali?
- Quanto vale questa riflessione se riferita all’Europa centrale e orientale, e al retaggio di un diverso sistema politico?
Othernity, Reconditioning Our Modern Heritage, la mostra ungherese della Biennale Internazionale di Architettura 2021 si sforza di, fornisce risposte stimolanti a queste domande, attraverso gli sviluppi più recenti della pratica architettonica della regione.
L’ex blocco orientale dell’Europa possiede un patrimonio architettonico modernista unico e specifico che è anche parte costitutiva dell’attuale patrimonio edilizio della regione.
Questo patrimonio dovrebbe servire da punto di partenza per sviluppare un comportamento responsabile e innovativo per la futura pratica architettonica.
Eppure, spinti da un malinteso dovere di una vita più sostenibile e alimentati anche da repulsione estetica e antipatia politica, si continuano a demolire o riedificare queste strutture, distruggendo tutti i valori architettonici.
Per capire se c’è un altro modo di porsi di fronte al patrimonio edilizio moderno dell’Ungheria, rispetto a quello descritto, Othernity ha invitato 12 giovani professionisti: studi di architettura, collettivi e individui dell’Europa centro-orientale per ripensare a 12 edifici iconici moderni di Budapest.
Gli studi invitati dal team curatoriale hanno sede in diverse città e paesi della regione, che condividono tutti questo specifico patrimonio architettonico.
Lavorando in una città prescelta, Budapest, sono tutti abbastanza vicini e abbastanza lontani da pensare razionalmente ai valori di questi edifici
Gli edifici sono stati tutti costruiti tra i primi anni ’60 e la fine degli anni ’80, che implica una interpretazione ampia del significato di Modernismo in architettura.
Inoltre, sono tutti edifici mantenuti nel loro stato quasi originale; tutti sono utilizzati da diverse comunità e nessuno gode di protezione ufficiale.
Una mostra che apre uno spiraglio di riflessione su rapporto tra architettura e patrimonio edilizio che presenta valore storico, funzione legato a un momento politico particolare nella storia.