- Sede: Arsenale
- Commissario: Matevž Čelik Vidmar
- Curatori: Blaž Babnik Romaniuk, Martina Malešič, Rastko Pečar, Asta Vrečko
Il Padiglione
Il pensiero che ha guidato l’allestimento del padiglione della Repubblica di Slovenia alla Biennale Architettura 2021 è partito dalla straordinaria situazione in cui tutta l’umanità si è trovata a vivere a causa della pandemia da Covid19.
È in tempi di crisi economica, sanitaria o naturale infatti che gli spazi comunitari interni pubblici diventano improvvisamente elementi connettivi estremamente importanti la cui esistenza è cruciale per la comunità più ampia.
Il dinamismo della vita e dell’economia, il troppo tempo dedicato a seguire processi sempre più accelerati di produzione e di consumo, fino all’improvviso impatto del “fermo immagine” imposto dalla pandemia, avevano portato la vita quotidiana a trascurare le relazioni interpersonali, ad affiuevolire sempre più la stessa vita sociale di comunità.
Il Padiglione della Slovenia è incentrato sul Centro Cooperativo, un edificio pubblico polivalente il più delle volte inserito in un contesto rurale.
Nei villaggi, nelle piccole città e nelle aree suburbane fungono da sedi per varie attività amministrative, economiche, sociali e culturali.
Il centro cooperativo ha una specifica tipologia architettonica, il cui scopo è creare uno spazio pubblico coperto che di solito funge da spazio centrale nella comunità, un luogo di interazione sociale e un hub che serve una serie di esigenze della comunità locale
Nati nell’immediato dopoguerra questi centri erano stati progettati principalmente per servire le esigenze del nuovo modello di agricoltura cooperativa e funzionavano anche come centri culturali ed educativi nelle loro città e villaggi, assumendo una serie di ruoli e usi nel corso della loro vita.
Se ne contavano oltre cinquecento e sono stati al centro di una azione di propaganda governativa molto forte al punto da farli diventare parte integrante di vita delle comunità locali.
Oggi, a settant’anni di distanza, molti centri cooperativi rimangono in piedi e continuano a servire al loro scopo di centri comunitari locali, luoghi che riuniscono le persone per il tempo libero e per una serie di imprese pubbliche.
Alcuni sono stati privatizzati, altri demoliti, ma la maggior parte continua a servire il loro scopo originale.
Alcuni di questi ultimi sono stati rinnovati, mentre altri sono in attesa di ristrutturazione.
Uno studio della loro creazione e delle loro funzioni nel tempo rivela come sia possibile creare uno spazio sociale resiliente e vivace.
Possono essere una interessante risposta al quesito del direttore della Biennale Sarkis e infatti l’esposizione sottolinea l’estensione del progetto in determinate circostanze geografiche, organizzative e sociali.
La struttura del padiglione definisce il carattere e il funzionamento di uno spazio pubblico interno.
La mostra permette di comprendere come gli spazi pubblici interni possano servire da infrastruttura sociale che promuove la libera cooperazione, la comunicazione ed emancipazione.