Kimono collezione Manavello in mostra a Gorizia

A Gorizia una collezione straordinaria di Kimono

E’ aperta fino al 17 marzo 2019 al Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia una mostra di grande interesse per la conoscenza dell’arte del vestire. Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nel kimono della collezione Manavello 1900-1950.

Curata da Raffaella Sgubin, Lydia Manavello e Roberta Orsini Landini, la mostra espone 40 pezzi prodotti in Giappone tra il 1900 e gli anni Quaranta, che riflettono la volontà imperiale di occidentalizzare il Paese. C’è anche un singolare kimono che celebra il patto tripartito Roma-Berlino-Tokyo (1940) in cui la bandiera italiana è seminascosta dentro le cuciture mentre il sol levante e la svastica campeggiano ovunque. I 40 pezzi in mostra, kimono e haori (sovrakimono), sono una selezione del contesto storico per far conoscere al pubblico un settore della produzione tessile giapponese fino ad oggi poco esplorato.

Certamente il titolo della mostra incuriosisce: com’è possibile parlare di Occidentalismo per un capo di abbigliamento che più rappresenta la cultura orientale nell’immaginario collettivo quanto il Kimono, tradizionale abito giapponese che ancora oggi, dopo 800 anni, è rimasto praticamente identico nella forma?
Originariamente il tradizionale kimono era composto da almeno 12 parti separate che richiedevano quasi un’ora per essere sovrapposte l’una sull’altra secondo regole ben precise, tanto da richiedere l’assistenza di esperti professionisti per aiutare ad indossarli. Nel tempo si è solo semplificato per rispondere alle moderne esigenze di praticità.
Il Kimono non è però soltanto capo di abbigliamento ma spesso vera opera d’arte, una tela su cui esperti maestri riportano disegni e decorazioni rifacentisi alla natura, alla religione, all’infanzia e alle vicende più importanti della vita. Ma questi disegni e decorazioni non sono fatti per essere visti all’esterno ma si trovano all’interno, nella fodera del Kimono, a contatto con il cuore e l’anima di chi lo indossa. In questo senso il kimono è certamente espressione dell’essenza stessa della filosofia e cultura giapponese che considera l’essere più importante dell’apparire.

Ma cos’ha di straordinario la mostra di Gorizia?
Serve una breve premessa storica per evidenziare il drastico cambiamento verso il modello occidentale che investe il Giappone nella seconda metà dell’Ottocento, non solo nei settori economici ma anche in diversi aspetti della società e della vita. Questo aprirsi del Giappone che in pochi anni passa dal Medioevo all’Era industriale si fa sentire anche in Europa dove esplode una vera e propria passione per la cultura e l’arte giapponese. L’invasione di arte orientale influenza in maniera determinante alcuni impressionisti e post-impressionisti tra cui Edouard Manet, Edgar Degas, James Whistler, Claude Monet, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec; ma anche Gustav Klimt, Pablo Picasso e molti altri pittori del Novecento in Europa sentirono l’influenza dei più famosi artisti giapponesi dell’Ottocento, come Kitawaga Utamaro e Katsushika Hokusai.

E’ straordinario osservare come il nuovo filo economico e culturale che ha avvicinato il Giappone all’Occidente abbia influenzato il suo abito più rigorosamente tradizionale.
Si decorarono i Kimono con immagini ispirate nel disegno alle avanguardie occidentali, dal Futurismo al Cubismo, dall’Espressionismo all’Art Decò, dall’Astrattismo alla Pop art.

Vesti raffinate, destinate ad un ceto medio-alto, non confezionate per l’esportazione. Potevano essere apprezzate da persone colte. Indossare un Kimono che nel suo disegno ricorda opere di pittori occidentali era un modo per dimostrare la propria modernità nel rispetto della tradizione, di essere cioè al passo con i tempi grazie al disegno dell’abito indossato, ma nel rispetto rigoroso della propria cultura attraverso il più tradizionale degli abiti, il Kimono.
La mostra è anche occasione per conoscere il Museo della Moda di Gorizia, tra i pochi musei dedicati alla moda presenti in Italia ma è anche utile per riflettere sulla “missione” dei Musei  che non è solo quella di mostrare le proprie collezioni, ma di essere centro di studio e di ricerca dedicato ad indagare la materia delle collezioni, offrendo al pubblico strumenti di conoscenza e comprensione di uno spaccato inedito di storia culturale.
La mostra sui Kimono risponde certamente a questa esigenza.

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