WILLIAM CONGDON. IN THE DEATH OF ONE

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- DATA INIZIO: 14/10/2021

- DATA FINE: 31/01/2022

- LUOGO: MILANO – Memoriale della Shoa

- INDIRIZZO: Piazza Edmond J. Safra n. 1, 20125 Milano

- TEL: +39 02 2820975

Una mostra che si pone l’obiettivo di far conoscere ad un pubblico più vasto i disegni e i diari, rimasti fino ad ora in gran parte inediti, di William Congdon.

WILLIAM CONGDON. IN THE DEATH OF ONE

 

 

Il Memoriale della Shoah sorge nella zona sottostante il piano dei binari della Stazione Centrale di Milano, dove furono caricati su carri bestiame i prigionieri.

Da lì partirono, molti senza più fare ritorno, gli ebrei italiani con destinazione Auschwitz- Birkenau, Mauthausen e altri campi di sterminio e di concentramento.

Dal 14 ottobre il memoriale ospita una mostra di William Congdon dal titolo IN THE DEATH OF ONE.

Il progetto espositivo è il frutto di una collaborazione con Consolato degli Stati Uniti d’America, la William G. Congdon Foundation e la Fondazione Intercultura.

La mostra ha l’obiettivo di dare finalmente voce ai disegni e ai diari, rimasti fino ad ora in gran parte inediti di William Congdon.

Nel 1945, il pittore ha prestato servizio come volontario per l’American Field Service al seguito delle truppe di liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen.

Si tratta di un’organizzazione di ambulanzieri e barellieri volontari durante la prima e la Seconda guerra mondiale, che poi ha proseguito la propria attività di volontariato a livello mondiale.

Hanno continuato attraverso l’organizzazione degli scambi studenteschi per i ragazzi delle scuole superiori per favorire il dialogo interculturale, di cui Intercultura è la diramazione italiana.

La partecipazione dell’artista agli eventi bellici ha segnato in lui una sensibilità peculiare nei confronti dei drammi collettivi, che si ritrova nelle sue opere come una carezza che lacera l’animo umano.

Gli appunti presi durante la sua tragica esperienza dicono del suo sforzo di non smarrire il senso della “unicità dell’Uno”.

Le figure, i volti, le immagini e le voci presenti nella mostra accompagnano, quindi, i visitatori non solo in un viaggio all’interno di Bergen Belsen, ma anche di sé stessi.

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