Il fotografo altoatesino Walter Niedermayr si sofferma sul tema dei cambiamenti dello spazio, con occhio particolare rivolto al suo paesaggio alpino.
Walter Niedermayr. Transformations
Progetto di portata internazionale nato nell’autunno 2015 con un largo partenariato privato, CAMERA vuole affermare sempre più la propria connessione con il sistema territoriale: un polo unico, dedicato alla fotografia, in grado di rafforzare il legame del Piemonte e dell’Italia con le principali realtà mondiali promuovendo la fotografia in un dialogo aperto e creativo con artisti e istituzioni.
Dal 29 luglio 2021, nelle sale principali di Camera è aperta la mostra Walter Niedermayr. Transformations, personale dell’artista altoatesino Walter Niedermayr (Bolzano, 1952), uno fra i più importanti fotografi italiani contemporanei.
Attraverso un focus su una cinquantina di opere di grande formato create negli ultimi vent’anni della sua carriera, la mostra approfondisce il tema dei cambiamenti dello spazio.
Il curatore Walter Guadagnini, con la collaborazione di Claudio Composti e Giangavino Pazzola, ha posto l’attenzione sui temi ricorrenti dell’opera di Niedermayr, come i paesaggi alpini, le architetture e il rapporto fra lo spazio pubblico e lo spazio privato.
Il percorso espositivo evidenzia l’interesse dell’autore per l’indagine dei luoghi non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello sociale.
Sebbene in continuità con l’eredità della tradizione fotografica italiana che vede il paesaggio come primaria chiave interpretativa della società, la ricerca visiva di Niedermayr è rilevante per la capacità di rileggere tale argomento e rinnovarlo sia dal punto di vista concettuale che formale.
Per il fotografo altoatesino, lo spazio fisico appare come perno di una relazione trasformativa tra ecologia, architettura e società.
Spesso, nelle sue immagini la presenza dell’uomo nella raffigurazione di paesaggio è interpretata come un parametro di misurazione delle proporzioni dei panorami alpini, e al tempo stesso come metro politico del suo intervento nella metamorfosi degli equilibri naturali.
La sua volontà di produrre immagini che siano di stimolo alla riflessione è evidente nella serie Ritratti, dove i cannoni sparaneve ripresi durante la stagione estiva – quindi inattivi – diventano ambigue presenze che abitano il paesaggio.