V come Villa Giulia l’Alfabeto di Massimo Campigli

Nel ricordare la visita al museo di Villa Giulia, Campigli parla di “coup del foudre”: colpo di fulmine per la civiltà etrusca, e conseguente punto di svolta nella sua arte.

Tutto ciò che aveva dipinto fino a quel momento verrà da lui stesso disprezzato, e possibilmente distrutto. Siamo nel 1928, Campigli ha 33 anni ed è in viaggio verso la Romania insieme alla prima moglie, la pittrice Magdalena Radulescu. La sosta a Roma, con la scoperta di Villa Giulia, risveglia nell’artista una sensibilità che già gli apparteneva, ma che mancava di consapevolezza. Le emozioni suscitate dall’esperienza romana lo portarono ad un immediato mutamento di stile. Ricorda Campigli: “Nella mia pittura, alle donne monumentali subentrarono le donnine. Amai questa umanità piccola sorridente e che fa sorridere. Trovai invidiabile il sonno beato sui sarcofagi di queste altre odalische di terra cotta e il loro modo di esser morte. Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico”.

Paola Campolongo

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