Poco noti al grande pubblico, i lavori in gesso di Rodin evidenziano una intensa attività di sperimentazione dello scultore che ha cambiato l’arte moderna.
THE EY EXHIBITION. THE MAKING OF RODIN
Dal 18 maggio la Tate Modern ospita una delle più grandi mostre dedicate a Rodin con oltre 200 opere, molte delle quali non sono mai state viste prima al di fuori della Francia.
La realizzazione di questa mostra è stata infatti resa possibile grazie a una collaborazione unica con il Musée Rodin, che ha offerto alla Tate un accesso senza precedenti alla sua collezione.
La mostra nasce infatti a seguito di una stretta collaborazione tra Tate e Museo Rodin e vede affiancati nella curatela: Nabila Abdel Nabi, Curator International Art, al Tate Modern, Chloé Ariot, Curator for Sculpture del Musée Rodin di Parigi, Achim Borchardt-Hume, Director of Exhibitions and Programs e Helen O’Malley, Assistant Curator alla Tate Modern.
La particolarità di questa mostra è il fatto di essere la prima a concentrarsi sull’importanza del gesso nel suo lavoro.
Sebbene Rodin sia meglio conosciuto per le sue sculture in bronzo e marmo, egli stesso ha lavorato come modellista, che ha catturato movimento, luce e volume in materiali flessibili come l’argilla e il gesso.
Il gesso è inoltre un modo per entrare idealmente nello studio del grande artista che, agli arbori del Novecento, ha infranto le regole della scultura classica per creare un’immagine del corpo umano che rispecchiasse le rotture, le complessità e le incertezze dell’età moderna.
La mostra indaga quindi sul processo di creazione dell’opera, mettendo in luce le complesse dinamiche del laboratorio, così come tra l’artista e i suoi modelli e collaboratori, tra cui il collega scultore Camille Claudel, l’attrice giapponese Ohta Hisa e l’aristocratica tedesca Helene Von Nostitz.