Una mostra pensata per lo spazio parigino da due artiste, Jean-Marie Appriou e Marguerite Humeau, che invitano a riflettere sul rapporto dell’uomo con la terra e sulla necessità di reinventare questo rapporto nello spirito della fertilità e non della distruzione..
Surface Horizon
Lafayette Anticipations /Fondation d’entreprise Galeries Lafayette è una fondazione di interesse generale aperta nel 2018 e strutturata attorno alle sue attività di produzione e supporto alla creazione contemporanea.
La Fondazione funge da catalizzatore, fornendo agli artisti condizioni uniche e su misura in cui produrre, sperimentare ed esporre.
La Fondazione ha commissionato a due artiste, Jean-Marie Appriou nata a Brest nel 1986 , che vive e lavora a Parigi, e Marguerite Humeau, nata nel 1986 che vive e lavora a Londra, la realizzazione di un’opera, come progetto originale che si estende dalla facciata e dal cortile interno a tutti gli spazi espositivi.
Attraverso diverse scene che evocano catastrofe, rinnovamento, tregua, tempi cosmici o luoghi ultraterreni, lo scenario della mostra, immaginato da Marguerite Humeau, assume la forma di una passeggiata in cui il visitatore incontra paesaggi suggestivi.
Composta da piante, serre, sculture e dalla presenza di una persona dotata di percezioni “extrasensoriali”, questa esperienza ci invita a pensare a mondi futuri.
Partendo dalla storia del rapporto dell’uomo con la terra, la mostra esplora la contaminazione, l’impoverimento e la distruzione della terra.
L’intervento di Marguerite Humeau dispiega sculture e “performance vegetali” ispirate alla teoria delle firme, una ricerca immemorabile sulle piante medicinali che vede nelle loro sagome la forma delle parti del corpo umano che possono guarire.
Jean-Marie Appriou interviene con scene ispirate al mito dell’umano “raccoglitore-seminatore-spigolatore” e alla comunità di Ama giapponesi, pescatrici in apnea
Lei trasforma le relazioni umane e non umane in visioni fantastiche e oniriche propizie alla metamorfosi.
Nel suo complesso la mostra è un omaggio agli “scomparsi” dei nostri paesaggi fisici e mentali, assenti dalla nostra mente e dalla nostra immaginazione.
In un momento in cui il ruolo dell’umanità deve essere reinventato, le artiste invitano a trarre ispirazione da queste presenze e a valorizzare la diversità di voci che compongono i nostri mondi.
Una riflessione in cui presente e futuro cercano un incontro e dove l’uomo, come la terra, ritorna humus su cui fondare la vita futura, luogo di fertilità e non di distruzione.